Il sistema delle pensioni in Italia rischia il collasso a causa dell’invecchiamento della popolazione e del calo demografico. Questi fattori metteranno a dura prova i conti dell’Inps, che entro 10 anni potrebbe trovarsi gravemente in passivo.
Pensioni: nel 2032 l’Inps avrà un passivo di circa 45 miliardi di euro
Di recente, il Consiglio di Indirizzo e Vigilanza ha rilasciato alcuni dettagli riguardo al futuro del sistema pensionistico nel nostro Paese. Stando ai dati Inps, nel 2023 la spesa per le pensioni in Italia è aumentata del 6,34%, per un valore complessivo di 269,9 miliardi di euro. L’incremento è dovuto principalmente alla rivalutazione degli assegni mensili in adeguamento all’inflazione. Tuttavia, l’aumento delle pensioni ha ulteriormente “rosicchiato” le casse dell’Ente previdenziale che, stando ai dati del CIV, in futuro potrebbero trovarsi in grosse difficoltà.
Tra le varie informazioni riportate dal Consiglio di Indirizzo e Vigilanza si fa riferimento, in particolare, all’invecchiamento della popolazione e al calo demografico. Essi avranno un impatto negativo sul bilancio dell’Inps, che nel giro di 10 anni passerà da un attivo di +23 miliardi di euro nel 2023 a un passivo di -45 miliardi di euro nel 2032, mentre i risultati di esercizio peggioreranno, passando da -3 miliardi a -20 miliardi.
Il presidente del CIV, Roberto Ghiselli, ha parlato della “combinazione di due tendenze, l’aumento della longevità e la bassa fecondità, che provocano la cosiddetta inversione nella piramide delle età”. Ghiselli ha spiegato che “il saldo positivo dei flussi migratori non è sufficiente a bilanciare il saldo negativo della dinamica naturale. Il tendenziale calo demografico già ora determina uno squilibrio notevole fra le persone interessate o prossime al pensionamento, e quelle in ingresso nel mercato del lavoro, con una contrazione tendenzialmente crescente della popolazione attiva”.
L’Inps ha voluto chiarire che “quelli forniti dal Civ non sono dati e numeri inediti, ma valori previsionali di medio periodo, che sono già prudenzialmente valutati negli strumenti economico-finanziari dell’Istituto e in linea con le previsioni macroeconomiche della programmazione di bilancio dello Stato”. Conclude sottolineando che il bilancio per il 2023 riflette un’organizzazione gestionale efficiente e trasparente.
Calo demografico e invecchiamento della popolazione
Il calo demografico della popolazione italiana è dovuto a diversi fattori che si sono combinati nel corso degli anni. In primo luogo, l’aumento della precarietà economica e professionale ha portato molte famiglie a rimandare l’idea di avere figli, per avere una maggiore stabilità finanziaria.
Inoltre, la crisi economica che ha colpito l’Italia negli ultimi anni ha ridotto le opportunità di lavoro e di crescita economica per i giovani, che spesso sono costretti a emigrare all’estero in cerca di migliori prospettive. A questo, si aggiunge anche la diminuzione della fertilità femminile, che può essere legata a fattori come lo stress, lo stile di vita e l’età avanzata delle donne al momento della maternità.
Ulteriore conseguenza della diminuzione della natalità è l’invecchiamento della popolazione e l’aumento dell’aspettativa di vita. Esse hanno contribuito a un progressivo aumento della percentuale di persone anziane nella società. Il miglioramento delle condizioni di vita e l’accesso a cure mediche sempre più avanzate hanno fatto sì che le persone possano vivere più a lungo.
Infine, va considerato anche il progressivo cambiamento dei valori e delle abitudini delle famiglie italiane, che hanno portato a una maggiore attenzione alla carriera e alla realizzazione personale.