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arrivare tardi a lavoro

Arrivare tardi a lavoro può essere motivo di licenziamento?

In quali situazioni può essere previsto il licenziamento come conseguenza di arrivare tardi a lavoro? Ecco cosa stabilisce la Cassazione nel caso specifico di un vigilante che si è presentato a lavoro con 40 minuti di ritardo!

Arrivare tardi a lavoro: guardia giurata licenziata perché si presenta a lavoro in ritardo

Arrivare tardi a lavoro è qualcosa che può capitare, ma in alcuni casi può anche costare il posto. È quanto accaduto di recente a una guardia giurata, licenziata per essersi presentata a lavoro con 40 minuti di ritardo.

Un vigilante, impiegato in una banca, arrivato in ritardo sul posto di lavoro è stato licenziato dall’istituto di credito per aver compromesso il servizio di vigilanza. Ritenendo ingiusta la sanzione, il lavoratore ha impugnato la causa in tribunale. In primo grado il giudice ha annullato il licenziamento, ma la Corte d’Appello ha ribaltato la sentenza, confermando il licenziamento. Dello stesso avviso anche la Cassazione, che ha confermato la sentenza in secondo grado.

I giudici hanno sottolineato come, nel caso di specie, arrivare 40 minuti in ritardo poteva rappresentare un rischio serio per la banca e le persone. Tra l’altro, la causa del ritardo risiede in una negligenza da parte del lavoratore che non ha letto correttamente un SMS che comunicava il cambio del turno di lavoro. Il vigilante ha ammesso la disattenzione, ma questo non è bastato ai giudici, che hanno ritenuto legittimo il licenziamento per giusta causa, anche alla luce di precedenti sanzioni disciplinari che hanno minato la fiducia tra lavoratore e datore di lavoro.

Settori critici: bassissima tolleranza per i ritardatari

La Corte Suprema ha sottolineato, inoltre, che ogni situazione “deve essere valutata sulla base delle conseguenze comportamentali e della gravità del danno potenziale, piuttosto che della violazione delle norme contrattuali”, aspetto sulla quale il lavoratore aveva fatto leva.

In settori critici, come quello della sicurezza, un ritardo di mezz’ora potrebbe avere conseguenze molto gravi. In assenza di una figura preposta a garantire il controllo in loco, potrebbero verificarsi episodi disdicevoli non solo per i beni, ma anche per le persone.

La Cassazione ha sottolineato come un lavoratore che ricopre tale ruolo è tenuto a pensare alle conseguenze che i suoi comportamenti possono avere sull’ambiente in cui lavora. Con l’ordinanza n. 26770/2024, i giudici hanno esplicitato che un ritardo dovuto a una grave disattenzione può portare al licenziamento, indipendentemente dalle specifiche disposizioni contrattuali.

Il ritardo a lavoro in altri settori è tollerabile?

In genere, nelle aziende, i ritardi non giustificati possono comportare sanzioni disciplinari che vanno dal rimprovero verbale all’ammonizione scritta, fino al licenziamento per giusta causa in casi di recidività. Esistono tuttavia delle eccezioni, come cause di forza maggiore (ad esempio, scioperi dei mezzi pubblici e incidenti stradali), problemi di salute e/o personali e anche cause oggettive (traffico intenso o avversioni meteo) che possono giustificare il ritardo. In ogni caso, il lavoratore deve sempre comunicare tempestivamente il ritardo al datore di lavoro.

Un altro aspetto da tenere in considerazione è, come nel caso della guardia giurata, la condotta generale del lavoratore. Se un dipendente si è sempre dimostrato affidabile, il suo titolare sarà più propenso a tollerare un eventuale ritardo. Al contrario, se il dipendente si è dimostrato una persona poco affidabile, il datore di lavoro potrebbe essere più propenso a prendere un provvedimento.

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