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Assenze per malattia: quante se ne possono fare in un anno?

La malattia, nel diritto del lavoro, è definita come uno stato di alterazione della salute, che impedisce totalmente o parzialmente lo svolgimento dell’attività lavorativa. La legge protegge il lavoratore garantendo la conservazione del posto di lavoro e riconoscendo il diritto a percepire una retribuzione. Tuttavia, quest’ultimo ha l’obbligo di rispettare determinati vincoli, compreso quello di non superare il limite di assenze per malattia nell’arco di un anno.

Malattia: quali sono gli obblighi del lavoratore?

Il lavoratore, quando si ammala, deve rispettare una serie di obblighi per gestire correttamente la sua assenza. Prima di tutto, è tenuto a informare tempestivamente il datore di lavoro della sua condizione, fornendo tutti i dettagli necessari riguardanti l’assenza. Questa comunicazione deve avvenire senza ritardi, in modo che il datore di lavoro possa organizzarsi durante la sua assenza.

Inoltre, il lavoratore deve sottoporsi a una visita medica, preferibilmente già dal primo giorno di malattia, per ottenere la certificazione del suo stato di salute. Tale certificazione viene inviata telematicamente all’INPS, l’ente che gestisce le prestazioni previdenziali, e da lì inoltrata al datore di lavoro, garantendo così la tracciabilità della procedura e prevenendo malintesi.

Durante la malattia, il lavoratore deve essere reperibile per eventuali controlli sanitari negli orari previsti dalla legge. Queste fasce di reperibilità vanno rispettate anche nei giorni festivi e di riposo per permettere i controlli. Se il lavoratore non è disponibile per le visite di controllo senza una giustificazione valida, può subire delle sanzioni economiche.

La prima assenza ingiustificata comporta la perdita dell’indennità per i primi dieci giorni di malattia. Una seconda assenza ingiustificata porta a una riduzione del 50% dell’indennità per il periodo successivo ai primi dieci giorni. Infine, una terza assenza ingiustificata comporta la sospensione totale dell’indennità da parte dell’INPS. Queste regole servono a mantenere un equilibrio tra i diritti del lavoratore e la legittima necessità del datore di verificare l’assenza.

Gli obblighi del datore di lavoro

Durante l’assenza per malattia, il datore ha l’obbligo di garantire al dipendente il suo posto di lavoro. Inoltre, il lavoratore ha diritto a percepire lo stipendio, o un’indennità economica, nella misura e per il tempo determinati dalla legge o dalla contrattazione collettiva. I primi tre giorni di malattia sono a carico del datore di lavoro. Dal quarto giorno in poi, spetta all’INPS pagare una quota dello stipendio, mentre la restante parte viene comunque versata dal datore fino a raggiungere l’intera retribuzione spettante al lavoratore.

Il datore di lavoro ha l’obbligo di favorire il rientro del lavoratore, salvaguardando l’integrità fisica e morale dello stesso e adottando le misure necessarie per evitare di peggiorare lo stato di salute del dipendente. Se il datore di lavoro è consapevole della malattia del lavoratore e lo impiega in mansioni che potrebbero aggravare la sua condizione, può essere ritenuto responsabile, anche se tali mansioni corrispondono alla qualifica del lavoratore.

Il datore deve quindi assegnare al dipendente compiti compatibili con la sua capacità lavorativa residua, a condizione che ciò sia possibile nell’ambito dell’organizzazione aziendale. Se il datore non adegua il carico di lavoro e impone mansioni troppo gravose rispetto alle condizioni di salute del dipendente, può essere ritenuto responsabile contrattualmente.

Assenze per malattia: quanti giorni si possono fare in un anno?

Il periodo di assenza per malattia dipende dall’anzianità di servizio, ma generalmente è quantificato in 180 giorni per anno civile. In questo lasso di tempo, vige il divieto di licenziamento del lavoratore.

Secondo un’analisi dell’ufficio studi della Cgia, basata sui dati INPS, i giorni medi di assenze per malattia in Italia nel 2023 sono pari a 8,5 tra pubblico e privato, attestandosi a 8,3 giornate nel pubblico e a 8,6 nel privato. Le differenze regionali sono comunque rilevanti. In Calabria, i giorni medi di malattia sono 15,3, il doppio rispetto a Veneto ed Emilia-Romagna (7,8). Dopo la Calabria, i lavoratori più ammalati sono quelli della Basilicata con 10,2 giorni medi di malattia nel 2023. A seguire quelli della Valle d’Aosta (9,7), quelli della Sardegna (9,6) e quelli del Molise (9,4).

Negli ultimi sette anni, i dipendenti pubblici si sono ammalati con maggiore frequenza rispetto a quelli del settore privato. Questa tendenza è stata confermata anche nei primi due trimestri del 2024, dove il 33% dei dipendenti pubblici è stato assente per malattia almeno un giorno tra gennaio e marzo, contro il 22% dei lavoratori privati. Nel secondo trimestre, le assenze sono calate al 26% per i pubblici e al 18% per i privati, ma il divario rimane evidente.

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