di:  

Busta paga di marzo più bassa per molti italiani: ecco perché

La riduzione – che può oscillare da pochi euro a qualche decina – è da ricondurre all’applicazione delle addizionali comunali e IRPEF. Coinvolti non solo i lavoratori dipendenti ma anche i pensionati.

A marzo, tutti i lavoratori dipendenti – indipendentemente dal settore di appartenenza o dal tipo di contratto – compresi anche i pensionati, si troveranno a fare i conti con uno stipendio leggermente più basso. A determinare la riduzione del netto in busta paga è la ripresa della trattenuta per l’acconto delle addizionali comunali all’IRPEF, che si somma alle trattenute per il saldo dell’anno precedente, già in corso da gennaio. In buona sostanza una doppia trattenuta, il cui impatto varia in base al Comune di residenza e può oscillare da pochi euro a qualche decina.  

A dicembre, tali trattenute non vengono applicate, proprio per questo l’ultimo stipendio dell’anno risulta più alto.

Vediamo dunque nel dettaglio come si calcolano le addizionali comunali e quali categorie sono esenti.

Cosa sono le addizionali comunali all’IRPEF

L’addizionale comunale all’IRPEF è un’imposta sul reddito che può essere applicata dai Comuni, i quali ne stabiliscono l’aliquota e l’eventuale soglia di esenzione. Tale imposta si calcola sull’imponibile IRPEF e si applica a chi risulta fiscalmente residente nel Comune al 1° gennaio dell’anno di riferimento. L’addizionale comunale varia tra lo 0,2% e lo 0,8% del reddito imponibile, ma ci sono alcune eccezioni come Roma, che arriva allo 0,9%.

Come funzionano le addizionali comunali e regionali

Come riporta Fanpage, il datore di lavoro, in qualità di sostituto d’imposta, trattiene dalla busta paga dei lavoratori dipendenti, sia l’Irpef sia le addizionali locali, con le seguenti modalità:

  • il saldo dell’anno precedente, suddiviso in 11 rate da gennaio a novembre;
  • l’acconto per l’anno in corso – pari al 30% del totale – suddiviso in 9 rate da marzo a novembre;
  • il datore di lavoro provvederà a versare successivamente al Fisco l’addizionale con il modello F24, utilizzando il codice tributo 3843 per l’acconto e 3844 per il saldo.

L’impatto della trattenuta – come accennato poc’anzi – dipenderà dal Comune di residenza e dall’aliquota imposta dallo stesso.

Categorie esenti

A essere esentate dal pagamento dell’addizionale comunale sono le seguenti categorie:

  • chi non ha il domicilio fiscale nel Comune interessato;
  • chi è soggetto a Ires invece che a Irpef;
  • chi paga un’imposta sostitutiva e non l’Irpef (ad esempio, le partite Iva in regime forfettario);
  • chi è incapiente e rientra nella no tax area (reddito inferiore a 8.500 euro per dipendenti e pensionati);
  • chi paga IRPEF, ma per un valore netto pari o inferiore a 12 euro.

Esempi di calcolo

Ecco un paio di esempi di calcolo per meglio comprendere il meccanismo:

  • Un lavoratore di Roma, con stipendio lordo di 30mila euro annui, pagherà 270 euro di addizionale comunale annua, così suddivisi: acconto (30%) circa 10 euro/mese (da marzo a novembre), saldo (70%) circa 16 euro/mese (da gennaio a novembre). A marzo, la busta paga sarà più leggera di circa 10 euro rispetto a febbraio.
  • Un lavoratore di Milano, con stipendio lordo di 50mila euro annui, pagherà 400 euro di addizionale comunale così suddivisi: acconto circa 13 euro/mese (da marzo a novembre), saldo circa 26 euro/mese (da gennaio a novembre).  A marzo, la busta paga sarà più leggera di circa 13 euro rispetto a febbraio.

CONDIVIDI QUESTO ARTICOLO!