Un’indagine promossa da Welfare Come Te e Università di Bologna ha rivelato che il 70% dei lavoratori italiani affronta responsabilità di cura familiari. Lo studio ha evidenziato, inoltre, le difficoltà legate alla conciliazione tra lavoro e vita privata, il ruolo limitato del welfare aziendale e la necessità di una nuova visione integrata per supportare i caregiver.
Un paese di caregiver: il 70% dei lavoratori ha cure familiari a carico
Il 70% dei lavoratori italiani si trova a gestire responsabilità di cura verso i famigliari. È quanto emerso da una recente indagine promossa da Welfare Come Te e dall’Università di Bologna che riflette la crescente complessità delle dinamiche familiari in Italia. Tra questi, il 36% si occupa di figli minorenni, il 46% di familiari anziani o fragili e il 30% presta assistenza ad altri minori della famiglia, come i nipoti. In particolare, il 16% dei lavoratori affronta questi impegni su base quotidiana, evidenziando quanto tali responsabilità possano influire sulla vita personale e lavorativa.
Un aspetto critico riguarda la cosiddetta “generazione sandwich”, ossia il 18% dei lavoratori che devono bilanciare contemporaneamente la cura dei figli minorenni e dei familiari anziani o fragili. Questi dati, frutto della prima indagine biennale dell’Osservatorio Nazionale sui bisogni di welfare promosso da Welfare Come Te e dalla Prof.ssa Elena Macchioni dell’Università di Bologna, con il contributo dell’Istituto di Ricerca Ixè, sottolineano l’urgenza di un approccio strutturato al tema del caregiving, che coinvolga aziende, istituzioni e terzo settore.
Le lacune del welfare aziendale
Nonostante il carico di responsabilità, la maggior parte di questi lavoratori riesce a gestire i propri impegni grazie a capacità organizzative personali. Un aspetto particolarmente marcato tra le donne e che aumenta con l’età. Tuttavia, il supporto esterno appare carente: il 49% lamenta l’insufficienza di servizi pubblici territoriali, una problematica più acuta nelle regioni del Centro e del Sud Italia, mentre il 41% segnala la mancanza di adeguati servizi di welfare aziendale.
Le conseguenze di questa situazione si riflettono nel benessere psicofisico dei lavoratori. Il 68% dichiara di trascurare sé stesso per far fronte alle responsabilità familiari e lavorative. Inoltre, un lavoratore su tre ammette di trascurare gli impegni familiari, mentre il 19% riconosce di aver compromesso la propria performance lavorativa. Tali dinamiche si accompagnano a un senso di colpa amplificato, soprattutto tra chi affronta carichi di cura significativi.
Il supporto del welfare aziendale, secondo i dati emersi dallo studio, è quindi ancora limitato. Nella maggior parte dei casi, le imprese si concentrano su iniziative standardizzate che seguono logiche fiscali, piuttosto che rispondere ai bisogni specifici dei lavoratori caregiver. I programmi offerti ricalcano spesso i tradizionali pilastri del welfare pubblico senza un’effettiva integrazione o personalizzazione degli interventi.
Ripensare il welfare aziendale: una necessità urgente
L’indagine pone l’accento su un’importante necessità: promuovere una nuova narrazione del welfare, che superi le barriere attuali e abbracci un approccio integrato. Una prospettiva pluralistica, sviluppata a livello territoriale, potrebbe vedere aziende, pubblica amministrazione e terzo settore lavorare insieme per fornire soluzioni mirate. Tale visione include, non solo il miglioramento dell’accesso ai servizi di cura, ma anche un maggiore impegno verso il benessere complessivo dei lavoratori, con particolare attenzione alla personalizzazione e alla flessibilità degli interventi.
L’Osservatorio Nazionale sui bisogni di welfare, avviato nel maggio 2024, rappresenta un primo passo fondamentale per comprendere la portata del fenomeno su scala nazionale. Tuttavia, i dati raccolti suggeriscono che molto resta da fare per costruire un sistema di welfare aziendale e territoriale davvero efficace e inclusivo.