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Chi lavora nell’editoria libraria ha un reddito medio di 17.660 euro e le donne guadagnano il 18% in meno degli uomini

Lavorare nell’editoria è il vostro sogno? Allora è bene che sappiate che non è oro tutto quello che riluce. Fra week end passati davanti al computer e compensi tutt’altro che gratificanti, il settore sta vivendo un momento difficile e ora si trova anche alle prese con l’AI generativa che potrebbe ulteriormente andare a incidere su molti professionisti del comparto.

Vale la pena lavorare nel settore dell’editoria? Difficile dare una risposta netta, quel che è certo è che nella maggior parte dei casi si guadagna troppo poco, si lavora troppo, le persone sono stressate, in parte demotivate.

È quanto emerge dal sondaggio di Redacta, iniziativa di alcuni soci e socie di Acta, associazione di freelance, che è andato a indagare le condizioni di lavoro nel settore dell’editoria libraria.

Il report passa in esame i risultati raccolti nel periodo compreso tra il 7 giugno e il 30 settembre 2023 sui lavoratori nell’editoria. I dati, nella maggior parte dei casi, riguardano persone nate tra il 1984 e il 1995. Il 69,6% di loro ha completato un percorso di studio specifico nel settore editoriale.

Non solo è emerso che il reddito medio annuo è di 17.660 euro, ma anche che esistono differenze fra i compensi in base al genere. ha indagato diversi aspetti. Tra questi, la tipologia di contratti più diffusa, il numero di ore lavorate e le competenze.

Quanto si lavora nell’editoria?

In base all’indagine, a lavorare in modo continuativo sono soprattutto i dipendenti, gli stagisti e i lavoratori autonomi. Ma c’è un’altra categoria che dichiara di lavorare in modo costante, ed è la metà di chi lavora in regime occasionale. Il 25% dei lavoratori in cessione di diritto d’autore, invece, fa sapere di lavorare in modo meno continuativo. 

Le ore e le settimane lavorate in un anno sono numericamente simili tra le differenti tipologie di contratto. I lavoratori occasionali e quelli in nero lavorano per la maggior parte dell’anno poche ore alla settimana, mentre i lavoratori in cessione di diritto d’autore e gli stagisti lavorano più intensamente, ma non per tutto l’anno.

Secondo i dati del report:

  • quasi il 40% di coloro che lavorano principalmente nell’ambiente lavora anche nel weekend. Un 10% lavora sempre;
  • quasi il 15% spesso lavora di notte o sempre;
  • il 45% più di 8 ore o sempre.

I guadagni nell’editoria

In base alle stime, il reddito medio annuo netto di chi lavora unicamente in questo campo si aggira attorno a una cifra di 17.660 euro. Il 2,4% ha una RAL di 50.000 euro o più, mentre il 9,8% non va oltre i 5.500 euro.

La crescita dei salari aumenta con l’età, ma si arresta attorno ai 50 anni. A percepire un reddito più alto, dunque, sono i lavoratori con maggiore esperienza.

Per la metà degli intervistati lavorare in editoria soddisfa le esigenze per mantenersi. Non per tutti però è così. Il 34,4% ha dichiarato di ricevere aiuti da famiglia, partner o amici, mentre il 6,3% deve integrare con redditi da non lavoro. Il 9% infine non riesce a vivere con i propri ricavi da lavoro e ha bisogno di ricorrere a un secondo lavoro.

Il gender gap nell’editoria esiste nonostante l’alta percentuale di lavoratrici donne

Nell’editoria lavorano soprattutto donne. Ciononostante il divario reddituale di genere è evidente. Dallo studio emerge che il reddito netto annuo delle lavoratrici è del 18% in meno rispetto a quello dei loro colleghi uomini. E infatti la percentuale di donne in grado di mantenersi con il proprio lavoro è più bassa rispetto a quella degli uomini nonostante i titoli di studio più elevati. Diversa è invece la situazione relativa ai dottorati, la cui percentuale è più bassa.

Quali sono i settori e le figure che vanno meglio

A percepire gli stipendi più alti sono soprattutto i lavoratori dell’editoria specialistica e scolastica, mentre per quanto riguarda gli incarichi a guadagnare di più sono editor e ufficio diritti. A livello contrattuale, le figure che percepiscono un salario più cospicuo sono quelle assunte a tempo indeterminato, seguiti dai co.co.co e dalle partite iva.

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