Quali abilità sono necessarie, oggi, per lavorare nel mondo del credito e cosa devono fare (e offrire) a le aziende per essere attrattive e catturare i talenti?
Quali sono le skill necessarie per lavorare nell’odierno settore del credito? Questo è stato il quesito principe attorno al quale si è sviluppata una delle tavole rotonde andata in scena al Palazzo del Ghiaccio durante l’ultima giornata in presenza della CreditWeek 2024, l’evento annuale dedicato al mondo del credito e della finanza organizzato da CreditNews.
Moderato da Luca Maniscalco, Responsabile Marketing e Comunicazione di Fondazione UNIMI, il panel ha visto la partecipazione di diversi esponenti del mondo HR: Maria Giuseppina Cimino, HR Manager del Gruppo BCC Iccrea, Barbara Filippella, Responsabile Settore Sviluppo Competenze di ABIFORMAZIONE, Riccardo Marciò, Responsabile Area NPL di Banco di Desio e della Brianza SpA e Luca Menci, HR Director di BonelliErede.
L’inizio della rivoluzione del settore
Prima di analizzare le competenze sempre più richieste nel mondo del credito e, in generale, dall’attuale contesto socio-lavorativo, Barbara Filippella si è soffermata sui tre fenomeni principali che hanno inevitabilmente rivoluzionato il settore.
Stiamo parlando della regolamentazione e in particolare della pubblicazione, da parte dell’European Banking Authority delle ‘Linee guida sulla concessione e sul monitoraggio del credito’. Documento, quest’ultimo, che “ha rivoluzionato l’attività tradizionale: da un approccio reactive a proactive”. Inoltre, lo “tsunami portato dai criteri ESG, che ha anche causato un aumento delle richieste da parte delle imprese alle banche, e infine, la data scientist, ossia tutto ciò che riguarda la valorizzazione e l’analisi dei dati. Filone, peraltro, che segue a stretto contatto la politica della sostenibilità”.
Richiesta e competenze: come sono cambiate nell’ultimo ventennio?
Sui dati e sul loro impatto all’interno del settore dei crediti deteriorati, si è soffermato anche Riccardo Marciò. “Partendo dal presupposto che in seguito alle crisi finanziarie del 2008 e del 2012 c’è stata un’accelerata, soprattutto in termini normativi, da quegli anni ad oggi le competenze richieste sono decisamente cambiate.
Se prima, infatti, bisognava avere delle nozioni di giurisprudenza (per i crediti deteriorati) o di economia (per i crediti in bonis), oggi invece ci si è spostati verso nozioni di ingegneria gestionale. Il motivo? Proprio per la gestione del dato a 360 gradi”. Operazione sempre più importante ed evidente anche in virtù della rivoluzione tecnologica a cui stiamo assistendo negli ultimi anni e all’evoluzione dell’intelligenza artificiale “che trova nella bontà del dato le sue fondamenta”, aggiunge Marciò.
In questa direzione, “anche il mondo legale è cambiato in maniera radicale negli ultimi dieci anni, soprattutto guardando al settore del credito. E per due motivi in particolare”, come svela Luca Menci. “Sono aumentati i competitor e, ora, la maggior parte delle aziende vanta un team legale interno. Due sfide importanti che ci hanno costretto a cambiare il nostro approccio e a focalizzarci su tre parole chiave: specializzazione, multidisciplinarietà e multi giurisdizionalità”. E non è tutto. Secondo Menci, oggi l’avvocato “deve essere anche una figura di business, capace di interfacciarsi e magari di scovare un’opportunità economica per il suo cliente”.
Le competenze del futuro
Quindi, in un contesto di continuo cambiamento, in cui, secondo uno studio del Gruppo BCC Iccrea, basato sulle famiglie professionali, sono stati individuati nove ruoli nel mondo del credito, la formazione gioca un ruolo fondamentale.
“Nell’ultimo anno abbiamo dato vita a un percorso, di due tipologie, che ha visto la partecipazione di 150 professionisti della filiera del credito. La prima dedicata a chi ha un’esperienza ancora molto circoscritta; la seconda a figure più senior, che si sono invece messe alla prova con case history ancora più complessi”, evidenzia Giuseppina Cimino, che sottolinea un altro aspetto chiave guardando al futuro: l’importanza delle soft skill.
In particolar modo, guardando al concetto di relazione con il cliente. “È ormai un focus fondamentale, che si articola lungo quattro competenze fondamentali: diligenza, serietà, attenzione alle regole e flessibilità, perché non dobbiamo dimenticarci la componente umana quando parliamo di concessione e gestione del credito”.
L’importanza di essere attrattivi
Fondamentale, in questa direzione, il tema dell’attrattività e dell’attenzione ai nuovi bisogni intrinsechi dei lavoratori e, in particolare delle nuove generazioni, in virtù della rivoluzione sociale innescata dalla pandemia.
“Il settore deve assolutamente lavorare in questa direzione: dalla settimana corta, alla flessibilità, fino ad arrivare all’attenzione alla sostenibilità, all’internazionalità e alla creazione di un valore. Ormai, per essere attrattivi bisogna inseguire e creare un senso.
Bisogna fare sentire le proprie persone parte di qualcosa”, spiega Barbara Filippella. Dello stesso avviso anche Luca Menci, che chiosa: “Oggi per attrarre e scovare talenti le organizzazioni devono assolutamente plasmarsi sulle loro esigenze. Perché dobbiamo diventare noi le aziende giuste per loro. È su questo che dobbiamo lavorare se non vogliamo rimanere indietro”.