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Congedo retribuito per chi soffre per la fine di una relazione: la proposta nelle Filippine

Nelle Filippine chi soffre per amore potrebbe aver diritto a prendersi fino a tre giorni di congedo non retribuito. E’ la proposta di legge pensata per il benessere emotivo dei dipendenti provati dalla conclusione della loro relazione.

Soffrire per amore può portare a una serie di spiacevoli conseguenze. Oltre dover affrontare amici e parenti, si deve andare avanti e lavorare in maniera produttiva ed efficiente.

Eppure stare concentrati non è sempre così facile, così come dimostra uno studio realizzato dall’Università del Minnesota, che confermerebbe gli effetti negativi causati da una rottura: depressione, crisi di pianto e difficoltà relazionale sono solo alcuni tra i più frequenti. Allo stesso tempo, tuttavia, una parte degli intervistati vede in questa situazione un’occasione di rinnovo e nuovi stimoli.

Chi è Dublado e perché riconosce il congedo retribuito ai suoi dipendenti

Il Ceo del Cebu Century Plaza Hotel nelle Filippine Ricardo Dublado ha sperimentato sulla propria pelle le conseguenze negative dovute alla conclusione di una relazione.

Nel 2018 la fine della sua storia – come lui stesso ha ammesso – ha infatti pesantemente condizionato il suo lavoro.

Per questo ha deciso che concedere ai propri dipendenti cinque giorni di permessi retribuiti fosse la cosa più giusta da fare.

Comprendendo l’importanza di una breve pausa dalle attività quotidiane, Dublado riconosce un congedo da prendere una volta all’anno utile a riprendersi, purché la relazione sia con una persona diversa.

In questo modo si vuole evitare che rientrino nei casi previsti anche i vari “tira e molla”.

Un disegno di legge contro il mal d’amore

L’idea è piaciuta talmente tanto da aver ispirato persino il deputato filippino Lordan Suan, che ha presentato a febbraio il disegno di legge “Heartbreak Recovery and Resilience Act” a livello nazionale.

In questo caso, però, il congedo è di soli tre giorni (non retribuiti), che cambiano a seconda dell’età considerata.

Si parla infatti di:

  • un solo giorno per le persone al di sotto dei 25 anni;
  • due giorni per coloro che hanno un’età compresa tra i 25 e i 35 anni;
  • tre giorni per gli altri che, con ogni probabilità, dovranno gestire altri tipi di problematiche oltre alla rottura, con un conseguente ulteriore dispendio di tempo. 

Oltre ai giorni di congedo sono previsti alcuni programmi utili a riportare benessere al lavoratore con il cuore infranto. Nonostante l’iniziativa, molti dipendenti non sembrano convinti di voler usufruire di questi permessi.

La maggior parte delle persone intervistate a riguardo sarebbe più propensa a lavorare piuttosto che non essere pagata per quei giorni. 

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