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Cosa sapere sulla cessione del quinto dello stipendio

La cessione del quinto è uno strumento finanziario che coinvolge dipendente, datore di lavoro e un istituto di credito, ed offre ai lavoratori una alternativa per accedere a prestiti personali. Analizziamo di seguito tutto quello che occorre sapere sulla cessione de quinto dello stipendio.

Come funziona la cessione del quinto?

La cessione del quinto dello stipendio è una forma di prestito personale il cui rimborso avviene attraverso l’addebito mensile di una rata nella busta paga (DPR 05/01/1950 n. 180).

In altre parole, si tratta di una cessione del credito ex articolo 1260 del Codice civile, mediante la quale il lavoratore cede il proprio credito derivante dalla prestazione lavorativa, a favore della società finanziaria/istituto di credito che gli eroga il prestito.

La cessione si perfeziona con il consenso del lavoratore e del terzo creditore (società finanziaria/istituto di credito), senza che sia necessario anche il consenso del datore di lavoro.

Possono beneficiarne tutti i lavoratori?

La cessione del quinto, introdotta inizialmente a favore dei lavoratori pubblici, è stata nel tempo estesa ad altri lavoratori, quali:

  • dipendenti del settore privato con contratto a tempo indeterminato;
  • dipendenti del settore privato lavoratori a tempo determinato;
  • collaboratori coordinati e continuativi.

Quali limiti incontra la cessione?

In linea generale i lavoratori a tempo indeterminato possono contrarre prestiti da estinguersi con cessione di quote dello stipendio:

  • fino al quinto della retribuzione netta;
  • per un periodo massimo di 10 anni.

In caso di rapporto a tempo determinato, la durata della cessione non può superare il periodo rimanente dal momento della stipula dell’accordo fino alla scadenza del contratto.

Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) non è soggetto ai limiti del quinto e solitamente viene infatti totalmente vincolato a garanzia del prestito stesso.

E’ proibito ottenere una nuova cessione prima che siano trascorsi almeno due anni dalla data di inizio della cessione per un prestito quinquennale o almeno quattro anni dalla data di inizio della cessione per un prestito decennale, salvo che sia stata concessa l’estinzione anticipata del prestito precedente; in questa situazione, una nuova cessione può essere ottenuta solo dopo almeno un anno dall’estinzione anticipata della precedente.

Il Datore di lavoro può opporsi?

No, il datore di lavoro non può opporsi alla cessione; anzi, egli è obbligato ad effettuare la trattenuta periodica della rata sulla busta paga del lavoratore e a versarla sul conto corrente indicato dall’istituto finanziario. 

E’ possibile addebitare al dipendente le spese di gestione che il datore deve accollarsi?

A fronte dell’obbligo di dare corso alla cessione del quinto, non esiste in capo al datore di lavoro alcun dovere di sopportarne i costi gestionali.

Tuttavia, molteplici pronunce giurisprudenziali, hanno sentenziato che il datore di lavoro non può addebitare i costi ammnistrativi della pratica di finanziamento del dipendente in quanto fa comunque parte della gestione del rapporto di lavoro in senso lato.

Tuttavia, l’addebito dei costi al dipendente potrebbe essere considerata lecita nel caso in cui il datore di lavoro dimostri che l’adempimento delle attività è particolarmente oneroso rispetto all’organizzazione aziendale, con costi ingiusti o sproporzionati, che meritano quindi di essere rimborsati.

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