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job hopping

Cos’è il job hopping e perché si sta diffondendo?

Sempre più spesso i giovani si trovano a cambiare lavoro, saltando da un posto all’altro. Il fenomeno, definito job hopping, offre sia vantaggi che svantaggi. Scopriamo perché.

Con l’espressione job hopping si identificano tutti quei giovani che decidono con una certa frequenza di cambiare lavoro. E’ una tendenza che si sta diffondendo molto in Europa e che coinvolge soprattutto i lavoratori di fascia compresa tra i 25 e i 35 anni di età. Si tratta di persone che cercano un nuovo posto di lavoro in media ogni due anni, saltando da un’azienda all’altra, o addirittura da un settore ad un altro.

Delle volte lo fanno per una necessità, altre volte per una libera scelta. Nel primo caso rientrano tutti coloro che, dopo aver terminato uno stage o un contratto a tempo determinato, si trovano a dover cercare altro per avere maggiore stabilità economica. Del secondo gruppo invece fanno parte i millenial che difficilmente riescono ad immaginarsi dipendenti a vita, aspirando ad una carriera imprenditoriale.

Esistono poi altri tipi di job hopper, come ad esempio chi cerca un altro impiego per migliorare la propria condizione, economica o non. Oltre al salario, i giovani cercano un maggiore equilibrio tra vita privata e lavoro, o un ambiente meno ostile.

Gli svantaggi del job hopping

Il job hopping non porta sempre a dei vantaggi. Ad esempio:

  • cambiare diversi posti di lavoro in poco tempo può implicare una valutazione negativa del candidato per un’ipotetica assunzione, nel corso della quale potrebbe essere ritenuto un soggetto meno leale di altri;
  • potrebbe risultare un rischio in caso di riduzione del personale. Tendenzialmente si preferiranno i dipendenti di cui si conoscono le capacità e l’esperienza maturate durante un percorso lavorativo di lunga durata. Gli “ultimi arrivati” saranno invece maggiormente esposti all’eventualità di un possibile licenziamento;
  • i lavoratori che cambiano di frequente possono essere visti come meno affidabili: potrebbero essere considerati più fragili di altri, e quindi più propensi a lasciare alle prime difficoltà.

Aspetti positivi del job hopping

Un lavoratore che cambia spesso posizione può possedere maggiori competenze di un altro collega, ed avere un maggior numero di contatti. Normalmente, si tratta di lavoratori:

  • più flessibili sia in ambito lavorativo sia nella vita personale;
  • con hard e soft skills maggiormente sviluppate, dovute alle numerose esperienze;
  • con un network relazionale più esteso, utile sia al dipendente che all’azienda;
  • maggiormente ambiziosi, lavorando generalmente per obiettivi;
  • con uno stipendio più alto di chi ha sempre lavorato per una stessa azienda.

La posizione delle aziende

Bisogna prendere atto che il fenomeno esiste ormai da diversi anni e che con l’arrivo delle nuove generazioni tenderà ad aumentare. Le imprese, per limitare un eccessivo ricambio del personale, dovrebbero trovare idee e strategie in grado di attrarre i lavoratori, coinvolgendoli.

Il personale non dovrà limitarsi a portare a compimento gli obiettivi quotidiani, ma dovrà entrare a far parte di un vero e proprio team, con cui condividere i valori aziendali. Le persone dovranno sempre rimanere al centro, preservandone la salute mentale e il benessere psicofisico.

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