Secondo uno studio di Accenture, l’83% dei lavoratori vorrebbe lavorare da remoto fino al 75% del proprio tempo
Per alcune aziende lo smart working è un modello di lavoro ormai consolidato, altre invece premono per un ritorno in ufficio dei propri dipendenti. Tuttavia, se la scelta dovesse ricadere sui lavoratori, essi preferirebbero un modello ibrido, il giusto mix tra smart working e lavoro in presenza. È quanto emerso dall’ultimo studio di Accenture, intitolato “The Future of Work: Productive Anywhere”, condotto su un campione di oltre 9.300 addetti di aziende di diversi settori presenti in tutto il mondo. L’83% dei lavoratori ha espresso la propria preferenza per il modello ibrido, che combini lavoro in ufficio e attività da remoto fino al 75% del proprio tempo.
Tuttavia, tra lavoro in presenza e smart working è anche una questione di età, come sottolineano spesso manager e professionisti di grandi aziende. Non a caso, il report di Accenture evidenzia che le generazioni più giovani preferiscono lavorare in presenza, in modo da apprendere più velocemente. Viceversa, i nati tra il 1960 e il 1980 che preferiscono lavorare in ufficio sono decisamente di meno rispetto alle giovani leve (il 66% contro il 74%).
Il report evidenzia inoltre anche un altro aspetto che influisce sulla scelta dei dipendenti e che riguarda direttamente le aziende. Infatti, i lavoratori che si considerano produttivi anche lavorando da remoto (40%) hanno dichiarato di sentirsi sostenuti e supportati dalla propria azienda. Viceversa, i lavoratori che si dichiarano infelici del proprio posto di lavoro, sostengono di non essere stati messi nella possibilità di lavorare in modo ottimale. Il 63% delle aziende che ha messo in atto un modello ibrido di lavoro ha registrato una crescita elevata del fatturato. Le aziende invece che hanno lavorato soltanto in sede hanno rilevato una crescita poco più che inesistente.
Secondo Accenture, i fattori da tenere in considerazione per affrontare questo cambiamento riguardano: una gestione delle risorse umane che tenga conto della sfera psicofisica dei lavoratori; disegnare il lavoro intorno alla persona, trovando le soluzioni adeguate per soddisfarla e per stimolarne il talento; infine, sviluppare le capacità e le attitudini digitali e guidare l’organizzazione con maggiore empatia ed umanità.