Il Ddl Lavoro ha ottenuto il via libera della Camera e ora attende l’esame al Senato. Questo provvedimento introduce sostanziali modifiche in aree chiave come le dimissioni volontarie, i contratti di somministrazione e lo smart working.
Ddl Lavoro: dimissioni volontarie e contratti di somministrazione
Con 158 voti favorevoli, 121 voti contrari e 2 astenuti, il Ddl Lavoro, approvato dal Consiglio dei Ministri nel maggio del 2023, ha ottenuto di recente il via libera della Camera. Il provvedimento si compone di una trentina di articoli che apportano importanti novità in alcune aree chiave, come ad esempio smart working e lavoro stagionale.
Una delle principali modifiche apportate al disegno di legge riguarda le dimissioni volontarie. L’articolo 19 prevede che un lavoratore che si assenta ingiustificatamente per più di quindici giorni, o oltre il limite stabilito dal contratto collettivo, è da considerarsi “dimesso volontariamente” e di conseguenza perde il diritto alla Naspi. Per quanto riguarda, invece, i contratti di somministrazione, l’articolo 5 introduce deroghe al limite del 30% per lavoratori a tempo determinato in particolari casi, come quelli assunti a tempo indeterminato dal somministratore o impiegati per esigenze specifiche. Questo rende più semplice, per le aziende, impiegare lavoratori in determinate condizioni senza infrangere i limiti di legge.
Lavoro stagionale e cassa integrazione
L’articolo 11 del Ddl Lavoro definisce con maggiore chiarezza quali attività possono essere considerate stagionali, includendo anche quelle che devono affrontare picchi di lavoro in particolari periodi dell’anno o che seguono cicli produttivi stagionali. L’articolo 10, invece, introduce la possibilità per i lavoratori in cassa integrazione di svolgere attività in forma subordinata o autonoma, dopo aver dato comunicazione all’Inps. Durante questa nuova attività, il lavoratore perde il diritto al trattamento di integrazione salariale .
Smart working e contratti ibridi
L’articolo 14 del Ddl stabilisce che i datori di lavoro dovranno comunicare al Ministero del Lavoro i nomi dei lavoratori e la durata del periodo di smart working entro cinque giorni dalla data di inizio, e dopo cinque giorni dall’avvenuta modifica o cessazione del periodo di lavoro da remoto. Un’ulteriore novità riguarda l’introduzione dei contratti ibridi, che combinano lavoro dipendente e collaborazione autonoma in partita Iva. Nel caso di specie i lavoratori interessati potranno beneficiare del regime forfettario per il reddito derivante da lavoro autonomo. Questo tipo di contratto offre alle imprese una maggiore flessibilità nelle modalità di assunzione.
Un disegno di legge controverso
Il Ddl Lavoro, resta al centro di un acceso dibattito politico. Da un lato, la ministra del Lavoro, Marina Calderone, sottolinea che non c’è alcun pericolo di precarizzazione del lavoro, difendendo le misure introdotte come necessarie per adattarsi a un mercato in evoluzione. Dall’altro, le opposizioni vedono nella riforma la possibilità a un ritorno a vecchie pratiche, come le dimissioni in bianco, e temono che la precarietà possa aumentare. In un contesto di sfide economiche e sociali, il provvedimento cerca di tracciare una strada, ma resta da vedere se sarà in grado di rispondere efficacemente alle preoccupazioni di tutte le parti coinvolte.