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Denatalità e lavoro: l’Italia dipende economicamente dagli anziani

La denatalità, unita ai rapidi cambiamenti tecnologici e produttivi, sta generando gravi difficoltà nel mercato del lavoro e, in generale, nell’economia del nostro Paese. A questo si aggiungono ulteriori difficoltà da parte delle imprese di reperire figure professionali in linea con il mercato, come tecnici e operai specializzati.

Denatalità e lavoro: un problema crescente per l’Italia

La denatalità e il rapido invecchiamento della popolazione rappresentano due delle principali sfide per il mercato del lavoro italiano. Secondo le proiezioni dell’Istat, nel quinquennio 2024-2028, il calo dell’offerta di lavoro sarà pari a oltre 520 mila unità, a fronte di un fabbisogno occupazionale aggiuntivo stimato in circa 815 mila posizioni. Questo squilibrio produrrà un mismatch quantitativo di 1,3 milioni di lavoratori.

Il nostro Paese soffre di una forte dipendenza dagli anziani, ben al di sopra della media europea. L’indice di dipendenza economica (ossia il rapporto tra inattivi over 65 su occupati tra i 20 e i 64 anni) ha superato il 60%, 14 punti percentuali sopra la media Ue. Al tempo stesso, negli ultimi vent’anni, il numero di lavoratori e residenti in Italia nella fascia d’età 25-34 anni è calato drasticamente.

A questo si aggiungono le difficoltà nel reperire personale qualificato, soprattutto nel Centro e nel Nord Italia, dove il costo degli alloggi nelle principali città è piuttosto elevato. Milano, per esempio, registra un canone di affitto standard superiore del 70% alla media nazionale. Ma il problema si manifesta anche in altre città italiane come Roma, Firenze, Bologna e Venezia.

Competenze mancanti e impatto sui settori produttivi

Le principali difficoltà nella selezione del personale sono legate soprattutto alla carenza di competenze tecniche (69,2%) e mansioni manuali (47,9%). Tuttavia, molte difficoltà vengono riscontrate anche nella ricerca di skill funzionali alla transizione digitale e green. Tra le professioni più difficili da reperire emergono gli analisti e gli specialisti IT, ingegneri e tecnici gestionali, ma anche operai specializzati, fonditori, saldatori, lattonieri e calderai. Anche le professioni qualificate nei settori sanitari e sociali riscontrano una carenza significativa, con oltre il 55% di difficoltà nel reperimento.

Le imprese turistiche e commerciali mostrano invece una domanda in crescita, registrando un aumento di 16 mila e di 2 mila unità rispetto a gennaio 2024. In calo invece l’industria manifatturiera e i servizi alle imprese, che registrano flessioni di circa 12 mila unità, a conferma di un mercato del lavoro in grande trasformazione.

Formazione e inclusione per superare la crisi

Di fronte a una situazione così complessa, le soluzioni per mitigare gli effetti della denatalità sul lavoro richiedono interventi a lungo termine. L’incremento del tasso di occupazione, accompagnato da un afflusso regolamentato di lavoratori stranieri, rappresenta un passaggio cruciale, tanto quanto la formazione.

Altri interventi includono il potenziamento dei percorsi educativi integrati come gli ITS Academy e le iniziative di alternanza scuola-lavoro, già adottati da oltre un quarto delle aziende. Solo attraverso un approccio coordinato sarà possibile affrontare efficacemente l’emergenza demografica e garantire un mercato del lavoro competitivo e sostenibile.

La crisi demografica e le difficoltà nel reperire personale adeguato sono sfide che richiedono risposte sistematiche e lungimiranti. Formazione, inclusione e politiche abitative mirate possono rappresentare un primo passo per superare gli ostacoli e rilanciare il mercato del lavoro italiano.

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