Le differenze salariali continuano a caratterizzare il panorama retributivo del nostro Paese. Malgrado una crescita generale degli stipendi, persistono significativi divari sia a livello regionale che settoriale, che evidenziano l’importanza di interventi mirati per ridurre le disuguaglianze socioeconomiche.
Differenze salariali regionali: il Nord guadagna ancora terreno
Le differenze salariali in Italia si confermano un problema significativo, sia a livello geografico che settoriale. Secondo il report Salary Outlook 2024 di JobPricing, il divario retributivo tra Nord e Sud rimane ampio. La retribuzione annua lorda media al Nord si attesta sui 32.913 euro, mentre al Sud e nelle Isole è di appena 29.375 euro. Anche il Centro Italia mostra un leggero svantaggio rispetto al Nord, con una RAL media di 31.956 euro.
Le regioni con i salari più alti sono Lombardia, Trentino-Alto Adige e Lazio, tutte oltre i 33.000 euro. Al contrario, le retribuzioni più basse si concentrano in Basilicata, Calabria e Sicilia, dove si attestano al di sotto dei 29.000 euro. Nonostante un leggero recupero da parte del Sud, che nell’ultimo anno ha visto crescere le retribuzioni medie del 4%, il divario rispetto al Nord rimane significativo e radicato in condizioni strutturali complesse, tra cui il diverso tessuto imprenditoriale, minore partecipazione femminile al mercato del lavoro e maggiore diffusione di illegalità contrattuali.
Le differenze territoriali risultano ancora più evidenti se analizzate attraverso una prospettiva storica. Dal 2015 al 2024, le regioni meridionali hanno registrato una crescita retributiva superiore rispetto alle altre aree del Paese, mostrando segnali positivi di convergenza. Tuttavia, il percorso per colmare il gap è ancora lungo e richiedepolitiche specifiche per incentivare la competitività e l’attrattività economica di queste regioni.
Retribuzioni: quali sono i settori che pagano di più
Oltre alle differenze geografiche, il report di Job Pricing ha evidenziato profonde differenze salariali tra i diversi settori economici. Nel 2024, il comparto dei servizi finanziari si conferma il più redditizio con una RAL media di 45.461 euro, ben superiore rispetto alla media nazionale di 31.856 euro. Seguono, il comparto delle utilities con 33.968 euro e l’industria di processo con 32.879 euro.
In coda, con le retribuzioni più basse, si trovano il settore agricolo, con una RAL media di 26.518 euro, e quello edile, con una RAL media di 28.339 euro. Queste differenze dipendono fortemente dalla composizione occupazionale: settori con una prevalenza di personale qualificato, come i servizi finanziari, offrono retribuzioni significativamente superiori rispetto a quelli con alta concentrazione di personale a bassa qualifica, come agricoltura ed edilizia.
In generale, guardando all’ultimo anno, le retribuzioni sono aumentate maggiormente nei settori agricolo e dei servizi, con aumenti medi superiori al 4%. Infine, è interessante notare come, nel lungo periodo, il settore dei servizi finanziari abbia sperimentato il più alto tasso di crescita retributiva, confermando la sua posizione dominante nella scala salariale.
Interventi per ridurre le disuguaglianze salariali
Le persistenti differenze salariali, regionali e settoriali, rappresentano una sfida cruciale per l’Italia. Sebbene il Mezzogiorno abbia mostrato segnali positivi di recupero, occorrono interventi mirati per sostenere la crescita economica e la regolarità contrattuale nelle regioni del Sud.
Dal punto di vista settoriale, la valorizzazione e riqualificazione della forza lavoro, soprattutto nell’agricoltura e nell’edilizia, diventa fondamentale per migliorare la produttività e, di conseguenza, ridurre le differenze salariali. Inoltre, incentivare investimenti nei settori ad alto valore aggiunto e in innovazione tecnologica potrebbe contribuire significativamente a elevare il livello generale degli stipendi.
Affrontare queste sfide richiede dunque politiche integrate, capaci di agire sulle disparità strutturali del mercato del lavoro italiano e promuovere una crescita più equilibrata ed equa delle retribuzioni, riducendo così le differenze salariali che ancora oggi segnano profondamente il tessuto socioeconomico del nostro Paese.