La disparità di genere nel mondo del lavoro continua ad essere molto sentita nel nostro Paese. Il tasso di occupazione femminile è solo del 55%. Il divario con gli uomini è di 22,5 punti percentuali per quanto riguarda lo stipendio e di ben 32,9 punti percentuali per la pensione
In Italia le donne lavorano e guadagnano meno degli uomini
Nonostante un quadro normativo eccellente e un livello d’istruzione medio alto, le lavoratrici italiane continuano a soffrire un pesante divario con la controparte maschile. Le donne lavorano e guadagnano meno degli uomini, hanno meno opportunità di carriera e pensioni più basse: è il quadro emerso dal seminario “Le scomode cifre dell’Italia delle donne”, organizzato dal Consiglio Nazionale degli Attuari con Noi Rete Donne, che ha visto la partecipazione, tra gli altri, dell’ex ministra del Lavoro Elsa Fornero e del giuslavorista Giuliano Cazzola.
Dallo studio è emerso che in Italia il tasso di occupazione femminile è del 55%. Un dato più basso di 14 punti percentuali rispetto alla media europea e di ben 18 punti rispetto alle economie più avanzate (il distacco con la Germania è di 22 punti). Oltre a questo, le lavoratrici italiane percepiscono uno stipendio nettamente inferiore rispetto agli uomini. Nel 2021 la retribuzione media lorda settimanale era di 603,8 euro per gli uomini e di 468,1 euro per le donne, con una differenza del 22,5% in favore dei primi.
La forbice è ben più ampia se si parla di pensioni. Nel 2021 il reddito pensionistico medio lordo mensile delle pensionate italiane era di 1.321,1 euro, contro i 1.970,1 euro dei pensionati. Gli uomini, anche in questo caso, guadagnano il 32,9% in più.
Lo studio, inoltre, ha evidenziato che nel nostro Paese le donne continuano a essere impiegate soprattutto nei servizi pubblici, in particolare istruzione, sanità e in generale nei servizi alla persona e soffrono di una maggiore esposizione ai lavori precari.
Welfare sbilanciato verso le pensioni
Un altro aspetto penalizzante per donne in Italia riguarda difficoltà a conciliare gli impegni del lavoro con la vita famigliare e privata. Tutto questo, ovviamente, influisce in modo negativo sulle prospettive di crescita e di carriera. Da un sondaggio di Noi Rete Donne è emerso che su 100 donne di età compresa tra i 25 e i 49 anni, 73 di queste hanno figli piccoli e 27 di esse non lavorano.
Secondo Elsa Fornero, in Italia il welfare è troppo sbilanciato verso le pensioni. Occorre, invece, incrementare il lavoro femminile delle donne più giovani, tramite politiche assistenziali mirate volte ad aiutare le donne in maternità, eliminando le cause dei disincentivi al lavoro e sollevandole dai lavori di cura.
“Quando pensi al welfare, pensi alle pensioni perché, fra l’altro, è la parte di spesa sociale più rilevante” ha commentato Fornero. “In realtà il welfare riguarda tutta la vita lavorativa, perché nella vita lavorativa si formano o si disfano le famiglie, e si hanno figli e c’è la difficoltà, per esempio, di conciliare la vita di lavoro con la vita familiare per le donne. Ma c’è anche tutto il prima: il welfare lo dobbiamo vedere legato al concetto di vita intera. Che colpa ha un bambino se nasce in una famiglia che, essendo povera, non gli dà la giusta alimentazione o che non dà importanza alla scuola? Allora il compito del welfare dello Stato sociale è di cominciare a ridurre le disparità dall’inizio”.