Gli italiani laureati che lavorano all’estero guadagnano il 41,8% in più rispetto a chi ha lo stesso titolo e svolge lo stesso lavoro in Italia. È quanto emerge da uno studio di Almalaurea sui laureati tra il 2016 e il 2020.
Stipendi medi dei laureati a confronto: Italia ed estero
I dati pubblicati da Almalaurea rivelano che chi si è laureato nel 2016 ed è andato a lavorare all’estero ha, cinque anni dopo la laurea, uno stipendio medio di 2352€. Invece, i colleghi laureati nello stesso anno ma rimasti a lavorare in Italia hanno uno stipendio medio di 1599€.
Rilevanti anche le differenze di stipendio a un solo anno dalla laurea per gli studenti graduati nel 2020. Chi ha scelto di lavorare all’estero guadagna mediamente 1963€ rispetto ai 1384€ di chi lavora in Italia.
È ormai noto che gli stipendi in Italia siano più bassi rispetto a quelli offerti oltreconfine, ma un divario così ampio fa riflettere. I motivi che spingono gli italiani ad emigrare sono le retribuzioni e le prospettive di carriera. All’estero è meno diffuso il lavoro autonomo (4,6% rispetto al 13% in Italia) e sono più diffusi i contratti a tempo indeterminato (51,8% rispetto al 24,2% in Italia).
Le differenze dei laureati nel settore di ricerca e formazione
Circa un italiano su cinque, dopo aver conseguito il dottorato, lascia il nostro Paese. Un’indagine dell’Università di Berkeley mostra che il nostro sistema accademico è poco attrattivo soprattutto a causa delle basse prospettive di lavoro. Le retribuzioni di ricercatori e professori in Italia sono le più basse rispetto a quelle degli stessi colleghi in Germania, Francia e Regno Unito. Oltre a questo, è anche il percorso di abilitazione ad essere lungo: molti anni di precariato e poche posizioni di ruolo.
Non solo dall’Italia all’estero, ma anche dal Sud al Nord
Negli ultimi dieci anni sono stati ben un milione gli italiani a lasciare il nostro Paese e un quarto di questi sono laureati. Ma c’è un altro interessante fenomeno di migrazione da considerare. Non c’è solo l’ondata migratoria che spinge gli italiani ad andare all’estero. Ce n’è anche una seconda che spinge i giovani del Sud a trasferirsi nel Nord Italia. È grazie a questo fenomeno che il Nord compensa le uscite dei propri cittadini verso l’estero, così a farne le spese è solo il Mezzogiorno. I talenti del Sud vengono attratti sia dalle aree più produttive del Nord Italia che da quelle dei Paesi esteri. Senza nuovi interventi, mirati alla salvaguardia del capitale umano del Sud, si tenderà alla progressiva desertificazione universitaria nel meridione.