Gli Stati Uniti sono la meta più ambita degli italiani che vogliono lavorare all’estero. La fuga di talenti oltre confine sta colpendo in particolare il Nord Italia: i giovani laureati cercano altrove nuove opportunità di carriera e condizioni economiche migliori
Fuga di talenti all’estero: 1 italiano su 4 vuole lavorare negli States
Secondo l’Osservatorio di “Francesca Parvizyar International events”, gli USA rappresentano la meta preferita degli italiani che vogliono lavorare fuori dal Belpaese. Un concittadino su quattro vede negli Stati Uniti la destinazione ideale per progredire nella crescita professionale e nella propria carriera. Non a caso, stando ai dati dell’AIRE (Anagrafe italiani residenti all’estero), a gennaio 2022 i connazionali residenti negli USA erano 297.217.
Al secondo posto, tra le mete più gettonate figurano la Svizzera e il Regno Unito. Al quarto posto, seppur con un distacco notevole, troviamo la Francia, mentre al quinto la Germania e la Spagna. I giovani laureati e le figure professionali di alto profilo cercano fuori dai confini nazionali nuove opportunità di lavoro, ma soprattutto una retribuzione in linea con le proprie competenze, formazione e aspettative. Se in passato il flusso migratorio riguardava prevalentemente il Centro-Sud, ora coloro che cercano fortuna altrove provengono per lo più dal Nord Italia.
Questo fenomeno sociale non è nuovo nelle dinamiche del nostro Paese. Da molti anni le aziende nostrane faticano a trattenere i migliori talenti, che invece apportano valore alle imprese straniere, dove trovano condizioni favorevoli e maggiore riconoscimento.
La formazione ricevuta in Italia, insieme alle abilità professionali dei nostri connazionali, è molto apprezzata all’estero. I dati riferiscono che le aziende statunitensi che cercano talenti in Italia sono in costante aumento. Negli ultimi due anni, il numero di italiani che sono andati a lavorare nelle megalopoli americane (come ad esempio New York, Boston, San Francisco e Chicago) è aumentato del 35-30%. Le aziende locali li accolgono a braccia aperte perché i professionisti in fuga dal nostro Paese “hanno buone competenze e sono flessibili”.
Cosa possono fare le aziende per trattenere i talenti?
La fuga dei talenti all’estero è un fenomeno che da anni danneggia il sistema socioeconomico del nostro Paese. L’Italia non sembra in grado di trattenere i suoi “pezzi pregiati” e assicurare loro un futuro e delle prospettive professionali in linea con le proprie competenze, ma anche con i cambiamenti che si sono succeduti negli ultimi anni.
Oltre alla possibilità di fare carriera e di avere uno stipendio più alto, i giovani laureati trovano nelle aziende estere una maggiore flessibilità, la possibilità di lavorare da remoto (che in Italia ancora scarseggia) e una migliore integrazione tra vita privata e lavorativa.
Per il 2023 le aziende italiane dovranno iniziare ad investire in modo più consistente nello sviluppo dei talenti, con iniziative che coinvolgano formazione, inclusione e coinvolgimento, welfare aziendale e politiche di wellbeing con l’obiettivo di creare uno spazio lavorativo in cui i giovani riescano a crescere e a sviluppare le proprie potenzialità.
Allo stesso tempo, università e mondo del lavoro dovranno finalmente iniziare a dialogare in modo proficuo, onde evitare che quella formazione tanto apprezzata all’estero, vada ad esclusivo beneficio delle aziende straniere.