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Il 68% dei giovani vive la ricerca di lavoro con ansia e frustrazione

Quasi 8 giovani su 10 in Italia si sentono soli nella ricerca di lavoro. E’ quanto emerge dall’Osservatorio Jobiri 2025, “In cerca di futuro: cosa blocca i giovani nella ricerca lavoro”, volto a indagare le difficoltà che i giovani incontrano nel loro percorso professionale in Italia.

Ricerca di lavoro: quali ostacoli devono superare i giovani?

In base ai risultati dell’Osservatorio Jobiri “In cerca di futuro: cosa blocca i giovani nella ricerca lavoro”, condotto tra gennaio-dicembre 2024 su un campione di 1.156 giovani tra i 18 ed i 29 anni, quasi l’80% degli intervistati si sente abbandonato nella ricerca di lavoro.

Hanno studiato, si sono diplomati o laureati, hanno investito anni nel proprio futuro. Eppure, ansia e paura di fallire rendendo le candidature un salto nel vuoto, tanto che spesso si arriva addirittura a smettere di cercare.

L’Osservatorio svela, infatti, una realtà allarmante:
● 68% dei giovani vive la ricerca di lavoro con ansia e frustrazione;
● 89% non sa come valorizzare le proprie esperienze nei CV e nei colloqui;
● 77% dice di non aver ricevuto un supporto adeguato per affrontare la ricerca lavoro;
● 72% ha profili LinkedIn poco curati, limitando le opportunità di trovare lavoro.

Curriculum, Linkedin, colloqui, istituzioni: le sfide da superare

Il CV è la prima occasione per emergere, ma spesso è scritto male, generico e senza impatto. Quasi 9 giovani su 10 (89%) non sanno valorizzare le proprie esperienze e vengono scartati in pochi secondi.

Altri errori comuni:
● 84% non usa parole chiave per superare i filtri dei software di selezione;
● 58% ha un formato poco leggibile o troppo prolisso;
● 6% commette errori grammaticali o di battitura.

Anche LinkedIn rappresenta spesso un’opportunità non sfruttata: il 73% dei profili è incompleto o poco curato, e questo riduce drasticamente la visibilità dei giovani ai recruiter. Non solo, il 64% non costruisce attivamente la propria rete professionale e il 57% invia richieste di collegamento senza personalizzazione, risultando poco efficace.

Nonostante arrivare impreparati al colloquio significhi giocarsi l’opportunità in pochi minuti:
● 80% non raccoglie dati sull’azienda e il 77% non si esercita su domande chiave;
● 59% non interagisce attivamente col recruiter;
● 44% non presta attenzione all’abbigliamento e alla comunicazione non verbale.

Oltre alle difficoltà personali dei giovani, c’è un problema strutturale nelle istituzioni:
● servizi di orientamento inadeguati, infatti il 77% dice di non aver ricevuto supporto concreto;
● mancanza di personale, il che si traduce in tempi di attesa lunghi e assistenza limitata;
● strumenti obsoleti, non a caso il 65% ritiene che i sistemi digitali offerti siano poco utili.

Riuscirà l’Italia a diventare un Paese per giovani? Non resta che augurarselo nonostante la strada sia ancora lunga.

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