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Intelligenza Artificiale: per 3 dipendenti su 4 non facilita il lavoro

L’adozione dell’Intelligenza Artificiale nel mondo del lavoro è in rapida crescita, ma porta con sé sfide legate alle competenze, alla produttività e al benessere dei dipendenti. Circa la metà dei lavoratori lamenta livelli elevati di stress a causa delle trasformazioni digitali.

Intelligenza Artificiale e lavoro: per il 77% dei lavoratori l’AI riduce la produttività

L’Intelligenza Artificiale sta trasformando il mondo del lavoro a ritmi serrati. Secondo il report “Accelerating Adaptability: 2025 Global Workforce Trends” di ManpowerGroup, il 48% delle aziende a livello globale sta già utilizzando strumenti basati sull’IA. Tuttavia, questa evoluzione tecnologica non è priva di difficoltà. Il 31% dei datori di lavoro dichiara di non avere le competenze necessarie per implementare efficacemente queste innovazioni, mentre il 77% dei lavoratori segnala un aumento del carico di lavoro e una riduzione della produttività.

La crescente pressione sulle aziende per adattarsi rapidamente a nuovi modelli operativi si scontra con la mancanza di risorse qualificate, rendendo sempre più evidente la necessità di strategie di formazione mirate. Inoltre, il report sottolinea come l’Intelligenza Artificiale possa rappresentare un’opportunità per la creazione di nuovi posti di lavoro, con il 55% dei datori di lavoro che prevede un incremento della domanda di personale qualificato nel prossimo futuro.

Oltre la metà dei lavoratori lamenta condizioni elevate di stress

L’accelerazione delle trasformazioni digitali e l’incremento delle competenze richieste stanno contribuendo ad aumentare lo stress lavorativo. Stando ai dati del report, il 49% dei lavoratori dichiara di affrontare livelli moderati o elevati di stress quotidiano, mentre solo il 21% si sente adeguatamente supportato dai propri datori di lavoro.

Questa situazione è particolarmente critica per le nuove generazioni. Il 47% della GenZ afferma di essere propenso a lasciare il proprio impiego nei prossimi sei mesi, mentre il 53% dei Millennial (molti dei quali ricoprono ruoli manageriali) segnala alti livelli di pressione quotidiana. Il 27% di quest’ultimi, infatti, pensa di cambiare lavoro nel breve periodo.

Per rispondere a queste sfide, le aziende devono adottare strategie mirate al miglioramento del benessere lavorativo, offrendo ambienti più inclusivi e supportivi sia in ufficio che in modalità di lavoro ibrida. Creare un ecosistema che favorisca il benessere e la crescita professionale diventa dunque un fattore chiave per attrarre e trattenere i talenti.

Evoluzione delle competenze e prospettive future

Il report di ManpowerGroup evidenzia inoltre un cambiamento radicale nelle competenze richieste dal mercato del lavoro. Entro il 2030, il 50% delle skill attuali sarà obsoleto rispetto al 2016, e l’AI generativa accelererà questa trasformazione portando a un aumento dell’attuale talent scarcity.

Tuttavia, l’automazione non sarà una soluzione immediata alla carenza di talenti, poiché i sistemi basati sull’Intelligenza Artificiale richiedono una supervisione umana significativa. Parallelamente, il settore della sostenibilità promette di generare fino a 30 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2030, ma il 91% delle aziende afferma di non possedere ancora le competenze necessarie per raggiungere i propri obiettivi ambientali.

Infine, il divario di genere resta una questione ancora aperta. Mediamente, le lavoratrici continuano a percepire salari inferiori del 20% rispetto agli uomini. In un contesto simile, il futuro del lavoro si prospetta come un equilibrio complesso tra innovazione tecnologica, formazione continua e politiche aziendali orientate al benessere e all’eguaglianza.

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