L’indagine di Duff & Phelps ha evidenziato alcuni “lati positivi” della crisi sanitaria: dalla digitalizzazione alla valorizzazione dei giovani talenti
Non tutti i mali vengono per nuocere, recita un famoso proverbio. È quanto sembra emergere da una ricerca di Duff & Phelps, società di servizi e prodotti digitali legati alla governance, alla mitigazione del rischio e alla trasparenza. L’indagine è stata condotta tra dicembre 2020 e gennaio 2021 e ha coinvolto più di 100 manager, appartenenti ad aziende di differenti settori produttivi e presenti in regioni con un significativo impatto sul PIL nazionale (come Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Lazio). Stando ai numeri, un’azienda su quattro sostiene che già nel 2021 il volume d’affari tornerà ai livelli pre-crisi. Il 36,5% del campione prevede invece una crescita del fatturato fino al 20% rispetto al 2020.
Sul fronte delle perdite, 2 aziende su 3 hanno registrato una contrazione dei ricavi, nella maggior parte dei casi tra il 10 e il 50%. Tuttavia, il 21% delle aziende non ha segnalato impatti significativi e il 13% ha addirittura riportato una crescita tra il 10 e il 20%. “Dai risultati emerge l’attesa per una ripresa nel breve termine, già nel 2021” sostiene Enrico Rovere, Managing Director della divisione Valuation Advisory di Duff & Phelps. “La maggior parte sono aziende che vanno bene e che, pur avendo avuto una contrazione di ordini, contano di recuperare. Poi ci sono altre imprese che hanno registrato performance interessanti nel 2020, a dispetto della pandemia”.
Secondo Rovere, la pandemia ha avuto anche degli effetti benefici per quanto riguarda l’organizzazione d’impresa. “Al primo posto c’è senza dubbio la digitalizzazione”, con lo smart working che ha letteralmente rivoluzionato il modo di lavorare, oltre ad aver ridotto i costi per le aziende. Tornando alla ricerca, la digitalizzazione rappresenta la prima leva per la ripartenza (20,9% degli intervistati); seguita dal potenziamento delle filiere nazionali (13,9%); dalla flessibilità organizzativa e dalla valorizzazione dei giovani talenti (13%). Tuttavia, ricorda Rovere, ci sono alcune situazioni che richiedono il lavoro in presenza, come ad esempio la prima fase d’approccio con un nuovo cliente o l’affiancamento di un neo assunto.