Secondo Bankitalia-Ministero del Lavoro, da gennaio ad agosto sono stati creati oltre 830 mila posti di lavoro: quasi il 90% sono contratti a tempo determinato
Il mercato del lavoro nel 2021 è tornato a crescere, superando le aspettative e i numeri degli anni precedenti. Stando allo studio congiunto di Bankitalia-Ministero del Lavoro, da inizio anno sono nati più di 830 mila posti di lavoro. Una cifra nettamente superiore rispetto ai 327 mila del 2020 e ai 689 mila del 2019. Tuttavia, la stragrande maggioranza delle attivazioni, ossia circa il 90%, riguarda contratti a tempo determinato. Viceversa, la dinamica del contratto a tempo indeterminato stenta a decollare, che si tratti di assunzioni o stabilizzazione, rimanendo inferiore anche a quella del 2020.
Il numero delle cessazioni è abbastanza contenuto, nonostante la rimozione, dal 1° luglio 2021, del blocco sui licenziamenti per il comparto dell’edilizia e dell’industria (salvo per il settore tessile, abbigliamento e pelletteria). Lo sblocco del vincolo ha prodotto circa 10.000 licenziamenti, ritornando ai livelli medi del 2019. Tuttavia, per effetto della ripresa economica e delle tutele fornite dagli strumenti di integrazione salariale, ad agosto i licenziamenti sono tornati su valori estremamente contenuti. Per quanto riguarda l’occupazione femminile, nei primi otto mesi del 2021 i posti di lavoro in rosa hanno raggiunto il 43% del totale.
Guardando ai settori invece, il turismo, il commercio e i settori ricreativi (arte, cultura, sport e tempo libero) hanno registrato un buon incremento dal punto di vista occupazionale, con il settore del turismo che è andato meglio del 2019. Anche l’industria ha ripreso a crescere, creando da gennaio ad agosto ben 138 mila posti di lavoro. Bene in particolare il comparto delle costruzioni, che ha generato 64 mila nuove posizioni lavorative, e il comparto manifatturiero, con 65 mila posti di lavoro in più. Infine, da un punto di vista geografico, la crescita della domanda è stata piuttosto eterogenea. Le attivazioni nette sono aumentate in misura inferiore nel Centro Nord rispetto al Meridione, mentre il blocco dei licenziamenti ha impattato sul saldo occupazionale soprattutto al Sud e nelle Isole.