Il mercato del lavoro in Italia registra un incremento occupazionale, ma i benefici si concentrano principalmente sugli over 50 e sugli uomini, lasciando giovani e donne ai margini. L’analisi dei dati Istat evidenzia le criticità strutturali del sistema occupazionale italiano.
Aumenta il lavoro in Italia, ma con limitazioni per donne e giovani
Il 2025 si è aperto con un incremento del numero degli occupati in Italia, segnando un nuovo record storico. Secondo i dati Istat di gennaio, gli occupati sono saliti a 24 milioni e 222 mila, con una crescita di 145 mila posti di lavoro rispetto a dicembre 2024 e oltre mezzo milione in più su base annua. Questi numeri, seppur positivi, non si riflettono sulla crescita economica complessiva: il Pil del 2024 è rimasto fermo al +0,7%, e la produttività non ha registrato miglioramenti significativi.
Inoltre, la distribuzione dell’incremento occupazionale mostra evidenti squilibri. La crescita ha coinvolto in misura preponderante gli uomini e i lavoratori over 50, mentre le fasce più giovani e le donne restano penalizzate. In un Paese in pieno inverno demografico e con uno dei tassi di occupazione femminile più bassi d’Europa, questa dinamica rappresenta un problema strutturale che potrebbe compromettere la sostenibilità del mercato del lavoro nel medio-lungo termine.
Un mercato del lavoro sbilanciato: giovani e donne ai margini
Analizzando nel dettaglio i dati occupazionali, emerge come la crescita dell’occupazione sia stata trainata quasi esclusivamente dagli over 50. Dei 513 mila nuovi occupati, ben 481 mila appartengono a questa fascia d’età, mentre soltanto 70 mila rientrano nella fascia 25-34 anni e addirittura si registrano 22 mila occupati in meno tra i più giovani (15-24 anni).
Anche la diminuzione degli inattivi, che a livello generale si è ridotta di 158 mila unità, ha interessato prevalentemente uomini e lavoratori anziani, mentre tra le donne la percentuale di inattività è rimasta invariata. A gennaio 2025, il numero degli uomini occupati è aumentato di 116 mila unità, contro un incremento di sole 29 mila unità per le donne.
Sui dodici mesi, il gender gap è ancora più marcato: 378 mila nuovi occupati sono uomini, contro appena 135 mila donne. L’aumento della precarietà lavorativa e la scarsa presenza femminile nel mercato del lavoro rimangono aspetti critici che il sistema economico italiano deve affrontare con urgenza.
Contratti e dinamiche di mercato: un futuro incerto
L’analisi delle tipologie contrattuali conferma il ruolo predominante dei contratti a tempo indeterminato nella crescita occupazionale. Nel gennaio 2025, si registrano 60 mila nuovi contratti stabili, quasi il doppio dei 34 mila contratti a termine e superiori anche all’incremento degli autonomi (+51 mila). Su base annua, i contratti a tempo indeterminato sono aumentati di 702 mila unità, mentre quelli a termine sono crollati di 230 mila unità, con un leggero incremento degli autonomi (+41 mila).
La maggiore presenza di lavoratori senior nel mercato del lavoro è in parte dovuta all’innalzamento dell’età pensionabile, ma anche alla necessità delle aziende di trattenere lavoratori esperti in un contesto di carenza di manodopera qualificata.
Tuttavia, questa dinamica solleva interrogativi sul futuro del mercato del lavoro italiano. La progressiva uscita della generazione dei baby boomer potrebbe determinare uno squilibrio difficilmente compensabile dalle nuove generazioni, numericamente inferiori. Senza interventi mirati in materia di politiche del lavoro e innovazione, il rischio è quello di un’economia meno produttiva, con ripercussioni negative su salari, crescita e competitività del nostro Paese.