A gennaio 2022, il numero di pensionati in Italia ha superato di 205 mila unità quello dei lavoratori. La differenza è netta soprattutto nelle regioni del Sud e nelle isole. Le motivazioni di questo sorpasso si possono attribuire in particolare al calo delle nascite, che da circa 30 anni caratterizza il nostro Paese
Cgia: in Italia il numero di pensionati supera quello degli occupati
Il sorpasso è compiuto e di sicuro non è una notizia che ci rende euforici.
Secondo uno studio di Cgia Mestre, il numero di pensionati in Italia ha superato quello dei lavoratori.
A gennaio del 2022, infatti, gli occupati erano 22,55 milioni contro una platea di pensionati costituita da 22,76 milioni di persone. Una differenza di soltanto 200 mila unità circa che, tuttavia, evidenzia un quadro complessivo piuttosto preoccupante. Ma, soprattutto, marca con forza una strada che abbiamo intrapreso già da diverso tempo.
Nello specifico, il sorpasso è netto nelle regioni del Sud Italia e nelle isole, dove i pensionati superano i lavoratori di circa un milione e 244 mila unità. Nel Centro-Nord, invece, con le sole eccezioni di Liguria, Umbria e Marche, le persone che hanno un’occupazione sono più numerose rispetto a quelle che ricevono l’assegno mensile di pensionamento.
I dati però (come specifica lo studio di Cgia) possono considerarsi sottostimati, visto che oltre un milione e 700 mila occupati sono costituiti da pensionati che, su base volontaria, continuano ad esercitare la propria professione in piena regola.
Denatalità e disoccupazione: le motivazioni del sorpasso
Per certi versi, i dati emersi dal report non sorprendono, poiché riflettono il trend degli ultimi anni sotto alcuni punti di vista.
Sicuramente, la principale motivazione che ha comportato l’attuale divario tra pensionati e lavoratori riguarda il forte tasso di denatalità riscontrato negli ultimi trent’anni in Italia. Secondo i dati dell’Istat, dal 2008 ad oggi, il numero delle nascite è diminuito del 30,6%, con il 2021 che è stato un anno da record in questo senso. Inoltre, dal 2014 ad oggi, la popolazione italiana nella fascia di età più produttiva (25-44 anni) è diminuita di oltre un milione e 360 mila unità (-2,3%).
Il calo demografico ha inciso in modo significativo a livello sociale ed economico, con una popolazione sempre più vecchia. Senza contare, che l’aspettativa di vita nel nostro Paese è in constante crescita e arriva a 84 anni (siamo i quinti al mondo).
Infine, c’è anche il problema della disoccupazione.
Le persone disoccupate in Italia rappresentano circa l’8% del totale della popolazione, un dato più alto rispetto alla media europea, che si attesta intorno al 6%. Peggio ancora per quanto riguarda la disoccupazione giovanile, dove, sempre secondo i dati Istat, l’Italia è terza in Europa con il 23,7%, dietro alla Grecia (28,5%) e alla Spagna (32,1%).