In Italia a fronte di un milione di disoccupati ci sono ben 73 mila posti di lavoro vacanti, ma allora il lavoro c’è o non c’è? Ne abbiamo parlato con Luca Maniscalco, curatore del volume “Il lavoro che c’è” per cercare di capire quali professioni e quali competenze sono le più richieste oggi.
Il mondo del lavoro è cambiato: le professioni emergenti
Si tende a parlare molto del lavoro che manca e decisamente meno di quello che invece c’è. Una recente indagine dell’Inapp ha evidenziato come sul mercato del lavoro negli anni 2020-2021 si sia ampliato il divario fra domanda e offerta in Italia, tant’è vero che a fronte di un milione di disoccupati ci sono ben 73 mila posti di lavoro vacanti. Un paradosso.
Ne abbiamo parlato con Luca Maniscalco*, curatore del libro “Il lavoro che c’è” (Dario Flaccovio Editore, 2022), che con l’aiuto di oltre 25 fra HR Manager e professionisti esperti dei settori oggi emergenti ha cercato di delineare il lavoro del futuro. Anzi, del presente, perché la rivoluzione è già in atto e prenderne coscienza è il primo passo per non farsi travolgere dai cambiamenti, rimanendo ancorati a un’idea di lavoro ormai superata.
“Se un manager addormentato nel 2019 si risvegliasse in questi giorni, troverebbe un mondo del lavoro rivoluzionato e faticherebbe a riconoscere i nuovi professionisti entrati nella sua azienda perché oggi indispensabili, ma anche i vecchi dipendenti che hanno cambiato il loro modo di lavorare”, si legge nelle conclusioni del volume. In questa intervista, invece, partiamo proprio da qui, dalle nuove tendenze e le nuove esigenze espresso dal mercato del lavoro.
Il libro “Il lavoro che c’è” nasce dall’osservazione di LinkedIn, il social professionale e per il business per eccellenza, come ti è venuta l’idea e quale tendenza emersa ti ha più colpito?
L’idea nasce proprio in seguito all’uscita del mio primo libro “Afferma il tuo brand con LinkedIn”, edito da Dario Flaccovio Editore nel 2019. Non è passato giorno da allora in cui qualcuno non mi abbia scritto per chiedermi “consigli sul lavoro” sulla piattaforma social professionale. Ho “approfittato” del mio punto di vista privilegiato, analizzando i dati di LinkedIn per descrivere uno spaccato delle professioni del presente, dopo gli anni di pandemia.
Quanto invece all’aspetto più sorprendente emerso, per me è il fatto che in un’era di algoritmi e machine learning, la differenza è fatta dalle soft skill, soprattutto quelle di tipo relazionale.
Il libro è scritto a più mani, come hai scelto i “co-autori” che hanno raccontato la loro esperienza con contributi su temi diversi?
Ho iniziato proprio dal capitolo core, quello sui mestieri, in cui ho individuato le professioni in crescita nell’ultimo triennio. Ho poi deciso di assegnare al miglior professionista che conoscessi il fardello della descrizione reale di quell’attività nel concreto. Vietata la fuffa. Poi ho capito che questo non sarebbe bastato e ho arricchito il libro con contributi fondamentali in ambito Risorse Umane, ma anche descrizione dei Media e osservazioni sul futuro, dal Work-Life Balance alla ricerca della felicità.
La digital transformation iniziata qualche anno fa e che continua, ha rivoluzionato il mondo del lavoro facendo nascere nuove professionalità, ma gli italiani sono pronti a cogliere queste opportunità?
Assolutamente sì. I più giovani vivono in un’era di globalizzazione reale, quindi hanno accesso a basso costo, proprio grazie alle nuove tecnologie, a contenuti e risorse che prima erano impensabili. Dall’altra parte ci vuole una forte presa di posizione – anche politica – per permettere di formarsi in maniera adeguata ed essere competitivi con l’estero.
Digitale, AI e tecnologia non rappresentano però soltanto un’opportunità, non pensi ci sia il rischio che se da una parte facciano nascere nuove professioni dall’altra tolgano posti di lavoro?
Gli algoritmi e i bot al momento possono essere considerati sostitutivi su attività complesse ma meno attrattive per i professionisti in carne ed ossa. Dove è necessaria ad esempio empatia o capacità relazionale, l’uomo fa la differenza e la tecnologia è un supporto. Ci sono ad esempio una serie di professioni legate al customer care che hanno avuto un incremento grazie allo sviluppo tecnologico, lontano ancora dall’essere un sostituto.
Lo skill mismatch è un tema serio, quali sono oggi le competenze più richieste dalle aziende e come è possibile colmare il divario fra domanda e offerta?
Per fare alcuni esempi ci sono di certo hard skill sul fronte IT (dal cloud computing alla security), Big Data (dal Machine Learning a linguaggi come Python), sostenibilità (dalla responsabilità sociale alla rendicontazione) ma anche competenze che riguardano proprio i nuovi HR manager. Io però metterei l’accento sulle soft skill come Comunicazione, Problem Solving, Adattamento al cambiamento, Gestione delle persone.
Le nuove generazioni chiedono più flessibilità, crescita e benessere sul lavoro, le aziende italiane secondo te come possono prepararsi per questa sfida?
Con un cambio netto di mentalità da parte del management. Se questo non è adatto, è consigliabile cambiarlo o formarlo piuttosto che vivere un periodo eterno di grandi dimissionari o di giovani poco motivati. La “colpa” non è loro. La responsabilità è fortemente dell’azienda. Oggi quelle che crescono hanno ormai interiorizzato i concetti che citi come flessibilità, benessere ma anche richiesta di una formazione continua.
Come ti immagini il mercato del lavoro del futuro?
Un mercato più fluido senza il sogno ormai del passato del “posto fisso”. La burocrazia dovrà correre ma la pandemia ha dato un’accelerata.
*Luca Maniscalco è Responsabile Marketing e Comunicazione di Fondazione UNIMI, hub per la ricerca e l’innovazione dell’Università degli studi di Milano. È stato senior digital marketing manager per istituzioni (SDA Bocconi, Università Bocconi) e aziende (RCS MediaGroup) coordinando social media, progetti digitali e web marketing. Giornalista pubblicista, scrive di innovazione su vari portali e riviste di settore. Esperto di LinkedIn è autore di “?? ?????? ??? ?’è. ???? ?? ??? ????” e “??????? ?? ??? ????? ??? ????????”per ????? ????????? ???????.