La Cassazione ha confermato il risarcimento per un dipendente che ha svolto lavoro straordinario, oltre il limite previsto dalla legge e dal CCNL
Troppi straordinari causano stress, stanchezza, calo di concentrazione e produttività, ma non solo. Se il lavoro straordinario va avanti da diversi anni comporta anche un danno da usura psico-fisica. Ad affermarlo è la Cassazione, che ha rigettato il ricorso di un’azienda nei confronti di un suo dipendente che nel corso del biennio 2006-2008 aveva svolto lavoro straordinario oltre il limite previsto dalla legge e dal CCNL. Il lavoratore si è presentato presso il Tribunale di Torino per ottenere il pagamento delle maggiorazioni retributive e il risarcimento del danno per lavoro straordinario eccedente i limiti di legge e del contratto collettivo. Il Tribunale, e successivamente la Corte d’Appello, hanno dato ragione al lavoratore, condannando l’azienda al pagamento della somma richiesta dal dipendente.
Così, la società ha presentato ricorso presso la Corte Suprema, senza tuttavia ottenere l’esito desiderato. Con l’ordinanza n. 26450 del 29 settembre scorso, i giudici hanno stabilito che “la prestazione lavorativa eccedente, che supera di gran lunga i limiti previsti dalla legge e dalla contrattazione collettiva e si protrae per diversi anni, cagiona al lavoratore un danno da usura-psico fisica, di natura non patrimoniale e distinto da quello biologico, la cui esistenza è presunta in quanto lesione del diritto garantito dall’art. 36 Cost., mentre ai fini della determinazione del relativo ristoro occorre tenere conto della gravità della prestazione e delle indicazioni della disciplina collettiva intesa a regolare il risarcimento”. Secondo la Cassazione, ne consegue che “in tali ipotesi, per assolvere il proprio onere probatorio, il lavoratore deve dimostrare soltanto il numero delle ore straordinarie svolte ed il periodo di riferimento”.