Sempre più donne lasciano il proprio lavoro dopo la maternità. Nel 2022, rispetto all’anno precedente, il numero di neogenitori dimissionari è salito del 17%. Per le lavoratrici il principale problema è la difficile conciliazione tra vita privata e professionale, mentre gli uomini si dimettono per cambiare azienda.
Dopo essere diventate mamme molte donne lasciano il proprio posto di lavoro. Per il 63% di loro è impossibile riuscire a trovare un equilibrio tra vita professionale e privata.
Rispetto al 2021, nel 2022 la percentuale di genitori dimissionari è aumentata del 17,1%, per un totale di oltre 61.000 abbandoni nei primi tre anni di vita del bambino. Per quanto riguarda gli uomini, invece, a incontrare difficoltà sarebbe solo il 7,1%.
A dimettersi sono soprattutto i genitori di età compresa tra i 29 e i 44 anni e con un solo figlio. Infatti, i dati dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) evidenziano che a lasciare il posto di lavoro è:
- il 58% tra coloro che hanno un figlio o sono in attesa del primo;
- il 32,5% dei genitori con due figli;
- il 7,5% di chi ne ha più di due.
Dimissioni: il divario di genere in Italia e nel resto dell’UE
Ad abbandonare il proprio lavoro sono soprattutto impiegati e operai (92%). E’ invece di gran lunga inferiore il numero di dirigenti e quadri che decidono di dimettersi, con una netta differenza tra uomini e donne (410 contro 326).
Secondo un’accurata analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio a partecipare al mercato del lavoro è il 48,2% delle donne italiane contro il 59,6% della media dell’Unione europea. La ricerca, che prende in considerazione lavoratrici di età compresa tra i 15 e i 74 anni, fa emergere inoltre che il divario riguarda soprattutto il Sud Italia, dove la quota di donne occupate è del 35,5% contro il 55,4% del Nord.
Uomini che lasciano il lavoro
Gli uomini dimissionari sono 16.692. E a differenza delle donne (44.699), la cui percentuale più alta di abbandono interessa la microimpresa (32%), per il genere maschile riguarda la grande impresa (35,2%), seguita dalla piccola (24,9%), dalla media (20,7%) e infine dalla microimpresa (17,3%). Nel caso degli uomini, il motivo principale è il passaggio a un’altra azienda (78,9%), mentre per le donne questa scelta tocca solo il 24% di loro.
I motivi che spingono le lavoratrici a dimettersi
L’organizzazione e la carenza di servizi sono tra le ragioni che porta un gran numero di donne a lasciare il proprio lavoro (49,8%). La mancanza di servizi adeguati è determinante, così come gli elevati costi per l’asilo nido o una baby sitter quando mancano parenti che siano di supporto. Questo, unito alla difficile conciliazione con gli orari di lavoro, al raggiungimento della propria sede o al cambiamento dell’attività professionale, fa sì che sempre più donne vengano penalizzate nella realizzazione della propria carriera.