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Rendicontazione di sostenibilità: sempre più aziende alla ricerca di esperti ESG

In un contesto economico sempre più attento alle questioni ambientali, sociali e di governance (ESG), la rendicontazione di sostenibilità non è più un’opzione, ma una necessità. Le imprese sono chiamate a raccontare in modo chiaro, verificabile e coerente l’impatto delle proprie attività sul pianeta e sulla società. Per questo motivo sempre più aziende sono alla ricerca di figure specializzate.

Importanza e attualità della rendicontazione di sostenibilità delle aziende

Tassonomia UE, la SFDR e la CSRD oggi la rendicontazione di sostenibilità è sempre più importante per le aziende e non solo quelle tenute a rispettare le norme UE.

Al di là degli obblighi normativi, per le imprese fornire informazioni circa il proprio impegno sul fronte dei fattori ESG vuole, infatti, dire mantenere un vantaggio competitivo sul mercato. Consumatori, investitori e stakeholder tendono infatti a favorire quelle realtà che fanno dello sviluppo sostenibile un loro pilastro strategico. Non sorprende dunque che solo negli ultimi 10 anni le pubblicazioni dei reporting non finanziari sono più che quintuplicate.

Per questo motivo, conoscere in modo approfondito il processo, gli standard e i riferimenti più utilizzati nella rendicontazione di sostenibilità è fondamentale. Ne abbiamo parlato con Ilaria G. Neirotti, Sustainability Advisor e collaboratrice dell’Università degli Studi di Milano e con Stefano Bocchi, Professore ordinario di Agronomia e Coltivazioni Erbacee, Università degli studi di Milano.

Da qualche anno a questa parte la sostenibilità è diventato un aspetto imprescindibile per le aziende italiane, ma le imprese del nostro Paese sono pronte a questo nuovo approccio culturale e produttivo?

Alcune sì, altre no. Alcune aziende hanno colto l’importanza di non causare danni ambientali e sociali fin dal loro principio, altre invece continuano con il business as usual, cercando di limitare le esternalità negative e vedono la sostenibilità come un costo pesante e aggiuntivo.

In alcuni casi effettivamente la sostenibilità ha un costo, ed è il costo che è importante pagare il prima possibile, per evitare di portarci avanti un debito che non potremo più saldare. I dati infatti mostrano chiaramente come i costi dell’inazione verso la crisi climatica sono e saranno molto più alti di quelli dell’azione. In molti casi per le imprese non contemplano – subito e positivamente – di sostenere questi costi, in virtù della necessità di fare profitto per rimanere in vita, sottolineando che se l’azienda economicamente non sta in piedi, tantissime persone perderanno il lavoro. È vero. E allo stesso tempo è una lettura semplicistica, parziale e rischiosa. Rischiosa perché apre a posizioni anticamera dello sfruttamento dei lavoratori, della violazione dei diritti umani, della devastazione ambientale“Dato che il profitto sta alla base della vita delle aziende, allora quello è prioritario rispetto al benessere dei lavoratori e all’ambiente”.

Ci sono poi tante altre aziende che invece si sono trasformate o hanno incarnato fin da subito e positivamente i valori ambientali e sociali, senza sconti, innovando e trovando il loro modo per stare sul mercato. In uno dei convegni realizzati con alcune aziende di PLEF abbiamo parlato proprio di questo, dell’importanza delle imprese di considerarsi agenti positivi per la società, senza limitarsi ai benefici che possono generare con l’occupazione. Diamo a loro fiducia perché siano un esempio per tutte le altre.

Quanto è utile avere al proprio interno persone specializzate nella rendicontazione di sostenibilità e si tratta di una competenza sufficientemente diffusa?

Avere persone competenti in materia di rendicontazione di sostenibilità è fondamentale per non cadere nel greenwashing e poter veicolare in maniera adeguata le informazioni al pubblico, agli investitori, ai clienti. Più volte mi sono trovata di fronte a professionisti genuinamente dediti alla sostenibilità, ma che poi si sono ritrovati ingarbugliati in progetti e comunicazioni insostenibili, a causa di una mancanza di conoscenza profonda della sostenibilità. È quindi più importante che mai avere competenze profonde e specializzate nelle rendicontazione. Sicuramente sono competenze da diffondere.

Quali skill deve avere chi si occupa di rendicontazione non finanziaria?

Direi tre caratteristiche principali.

1. Grande capacità analitica: la rendicontazione di sostenibilità è basata su un profondo approccio quantitativo e di rendicontazione di dati; riuscire a valutare grandezze, metterle in comparazione e descrivere adeguatamente i numeri è fondamentale.

2. Comprensione del contesto e visione delle relazioni: la rendicontazione di sostenibilità prevede una grande capacità di guardare oltre alle performance dirette di sostenibilità di un’azienda e guardare al contesto più ampio. Ad esempio, una catena della grande distribuzione organizzata è bene che rendiconti le sue emissioni climalteranti e il suo impatto positivo in termini occupazionali, così come anche il consumo di suolo e auspicabilmente il suo impegno verso una politica di “zero consumo di suolo”. Questo consumo di suolo infatti impatta negativamente sul paesaggio a svantaggio delle comunità e azzera per sempre la possibilità che quel suolo possa essere un deposito di carbonio (fondamentale per evitare l’aumento delle emissioni in atmosfera e il peggioramento della crisi climatica).

3. Aggiungerei un’ultima caratteristica fondamentale: le persone che si occupano di rendicontazione non finanziaria (ma non solo) devono avere etica. Un giorno da una persona lontana ma cara mi è stato raccontato questo aneddoto: “Venne il giorno in cui chiesero al grande matematico persiano Al-Khawarizmi il valore dell’essere umano, così rispose: “Se ha Etica, allora il suo valore è 1. Se in più è intelligente, aggiungete uno zero e il suo valore sarà 10. Se è ricco, aggiungete un altro zero e il suo valore sarà 100. Se, oltre tutto ciò è una bella persona, aggiungete un altro zero e il suo valore sarà 1000. Però se perde l’uno, che corrisponde all’Etica, perderà tutto il suo valore perché gli rimarranno solo gli zeri.” Le persone specializzate in rendicontazione devono permettere al lettore di comprendere adeguatamente la realtà più o meno sostenibile di una azienda, in maniera rigorosa ed etica.

Proprio con l’intento di formare persone capaci di affrontare le sfide della sostenibilità nelle aziende il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università degli Studi di Milano ha lanciato il corso CIRSIA (Corso di Perfezionamento in Competenze Intersettoriali per la Rendicontazione di Sostenibilità Integrata in Azienda) in collaborazione con Planet Life Economy Foundation. Cosa caratterizza questo corso, a chi si rivolge e quali materie di studio contempla?

Questo corso si rivolge a tutti coloro che vogliono avere un ruolo positivo nella società, lavorando nell’ambito della rendicontazione di sostenibilità di impresa. È dedicato a tutti i laureati di primo o secondo livello, di tutte le classi di laurea, e offrirà competenze e conoscenze di ampio respiro e multidisciplinari con diversi sguardi: economico, scientifico e sociale/psicologico, nonché competenze verticali per essere pronti a rendicontare adeguatamente la sostenibilità delle imprese secondo i vari standard di riferimento. Oltre alle lezioni in aula, poi si affiancherà un tirocinio presso una delle aziende che hanno aderito al corso e fanno parte di Planet Life Economy Foundation, così lo studente potrà mettere in pratica quanto imparato con il supporto di un tutor dell’Università. Per partecipare, ricordo che la scadenza delle domande per l’ammissione è il 15 aprile. Tutte le informazioni sono sul sito dell’Università Statale di Milano e quello dedicato a CIRSIA.

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