Nel suo report semestrale, l’Osservatorio JobPricing analizza l’evoluzione delle retribuzioni in Italia, sottolineando il divario con gli altri Stati e all’interno del Paese.
Le retribuzioni medie in Italia sono tra le più basse di tutti i paesi OCSE. I dati più aggiornati a nostra disposizione risalgono al 2021, e provengono dal report JP Salary Outlook. Su un totale di 34 Stati, l’Italia si classifica solo al 23° posto, mentre è 11esima rispetto ai 17 paesi dell’Eurozona.
L’Osservatorio JobPricing mette in evidenza la Retribuzione Annua Lorda (RAL) media nazionale 2022, pari a 30.284 euro, includendo nella ricerca quella di dirigenti, quadri, impiegati e operai.
Stando ai dati, nell’ultimo anno il tasso di variazione cresciuto maggiormente è quello di impiegati e operai, la cui media si attesta rispettivamente a 32.174 euro (+4,3%) e a 25.522 euro (+3,0%). Sebbene sia positiva anche quella di dirigenti e quadri, la loro crescita è inferiore, ed è pari rispettivamente a +1,7% (con una RAL media di 103.418 euro) e a +2,0% (con una RAL media di 55.632 euro).
I Paesi in cui si guadagna di più e di meno
Facendo un confronto a livello internazionale, gli Stati Uniti, con 51.606 dollari, sono il Paese OCSE con la retribuzione media annua superiore, e una differenza con l’Italia di circa 34 mila dollari. Nell’Eurozona il Lussemburgo, con un divario di circa 33 mila dollari rispetto all’Italia, è il Paese in cui si guadagna di più. Con circa 16 mila dollari in meno dell’Italia, invece, è la Slovacchia l’ultimo Stato in classifica, con una media di 24.804 dollari guadagnati.
Le differenze retributive in Italia
Tra Nord, Sud e Isole la differenza retributiva è di circa 4.000 euro, mentre se si considerano solo Nord e Sud il differenziale scende a 1.100 euro.
Ma come si spiegano queste differenze a livello retributivo medio annuo? I fattori determinanti in tal senso riguardano:
- il tessuto imprenditoriale: al Nord è possibile accedere al credito ed effettuare investimenti e innovazioni in modo più agevole, specialmente nei settori tech. Questo comporta, in generale, imprese più grandi e conseguenti salari più alti;
- il diverso mercato del lavoro: il maggior tasso di disoccupazione porta i lavoratori ad accettare condizioni contrattuali peggiori;
- i contratti: Nel Mezzogiorno si riscontrano maggiori violazioni dei minimi tabellari dei CCNL, nonché una maggiore diffusione di casi irregolari nella contrattazione;
- il costo della vita: se al Nord tutto costa di più, è anche vero che dipende dalla maggiore densità abitativa. In un bilanciamento di diversi elementi, occorre considerare la diversa quantità di servizi che influenzano la qualità della vita.
Ciononostante, lo studio mette in evidenza che nell’ultimo anno i salari del Sud sono cresciuti in misura maggiore rispetto a quelli del Nord.
Quali settori fanno guadagnare di più e quali di meno?
Il settore in cui le retribuzioni sono più alte è quello dei Servizi Finanziari (44.891 euro), oltre al quale, al di sopra della media nazionale di 30.284 euro, sono presenti anche il settore dell’Industria di Processo con 32.822 euro, quello manifatturiero con 32.196 euro, e quello delle Utilities con 32.822 euro.
Al contrario, il settore in cui si guadagna di meno è quello dell’Agricoltura (25.114 euro), insieme a Servizi (29.223 euro), Commercio (29.106 euro) ed Edilizia (27.404 euro).
Il divario di genere ostacola la crescita del PIL
Il gender gap è un altro elemento ricorrente quando si tratta di differenze nei salari. Le donne, infatti, percepiscono uno stipendio inferiore rispetto ai loro colleghi perché, oltre ad avere contratti meno stabili, generalmente lavorano anche meno ore, e non hanno posizioni di rilievo all’interno dell’organizzazione.