Tra le novità introdotte dal Disegno di Legge n. 1264 si inserisce la risoluzione del rapporto di lavoro per assenza prolungata non giustificata del lavoratore, che colma un vuoto normativo e fornisce al datore di lavoro la possibilità di recedere dal contratto con il proprio dipendente attribuendo a quest’ultimo tale volontà.
Con l’approvazione del Parlamento del Disegno di Legge n. 1264 sono state introdotte nuove misure volte a migliorare la gestione dei rapporti di lavoro, ed in particolare quella relativa alle dimissioni per fatti concludenti, che in passato hanno permesso a molti lavoratori di ottenere la Naspi anche in situazioni in cui tale indennità non era dovuta, abbandonando il proprio posto di lavoro e facendosi licenziare.
Il testo in questo modo intende colmare un vuoto normativo con il quale il datore di lavoro si trovava costretto a fare i conti, e che lo portava a cessare il rapporto di lavoro attraverso una procedura disciplinare e il pagamento del ticket Naspi o attendere che fosse il lavoratore a presentare le sue dimissioni tramite la piattaforma telematica del Ministero del Lavoro.
Risoluzione del rapporto di lavoro: cosa cambia per i datori di lavoro
La regolamentazione delle assenze ingiustificate dei lavoratori è tra le novità più importanti del DDL. Finora, infatti, non esisteva nessuna legge a riguardo, lasciando i datori di lavoro nell’incertezza più totale. In seguito all’approvazione definitiva del Senato dell’11 dicembre 2024, le dimissioni per fatti concludenti sono ora regolate dall’art. 19 del DDL, in base al quale il datore di lavoro potrà chiudere il rapporto di lavoro attribuendo tale volontà al dipendente.
Il datore di lavoro avrà l’obbligo di inviare la comunicazione dell’assenza ingiustificata oltre il termine alla sede territorialmente competente dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL),che dovrà accertare la regolarità delle segnalazioni, verificando eventuali abusi o interpretazioni sbagliate.
Cosa prevede il DDL sulle assenze ingiustificate
Grazie al nuovo art. 19 del DDL, le assenze prolungate non giustificate possono risolvere il rapporto di lavoro se durano oltre il termine stabilito dal contratto collettivo nazionale. Qualora non venga specificato nel CCNL, il termine deve riguardare un periodo superiore ai 15 giorni.
Si tratta di una misura utile a superare le situazioni dubbie che spesso gravano sui datori di lavoro. In ogni caso è bene sottolineare che la norma non si limita a tutelare i datori di lavoro, ma anche i dipendenti. La risoluzione di diritto non interviene infatti se l’assenza è dovuta a cause di forza maggiore o per responsabilità imputabili al datore di lavoro (come nel caso di violazioni delle norme di sicurezza).
Quali sono le conseguenze della norma
Una delle conseguenze più significative introdotte dalla norma è che la risoluzione per assenza ingiustificata preclude ai lavoratori la possibilità di accedere alla Naspi, in modo non dissimile dalle dimissioni volontarie.
In questo modo è possibile ridurre le tempistiche per le interruzioni dei rapporti di lavoro con maggiore chiarezza, limitando il numero di possibili contenziosi e oneri burocratici.
I dubbi sul nuovo DDL
Pur essendo un valido strumento per la gestione delle assenze prolungate non giustificate e per le dimissioni non formalizzate, il DDL lascia spazio per alcuni dubbi che andrebbero chiariti meglio. Ne è un esempio il calcolo dei 15 giorni: non è chiaro se siano da conteggiare i giorni lavorativi, i giorni di calendario o se il termine da considerare sia il primo giorno di assenza o quello successivo.