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Stipendi bassi: per il 61% degli italiani sono inadeguati al carovita

Negli ultimi anni il mercato del lavoro in Italia ha subito significativi cambiamenti. Tuttavia, le retribuzioni sono rimaste inalterate rispetto all’aumentare del costo della vita. Il 61% degli italiani ritiene che gli stipendi siano inadeguati all’inflazione, mentre 8 lavoratori su 10 guardano con favore al salario minimo.

Il 61% degli italiani lamenta stipendi bassi

Il 2024 segna una svolta rispetto al fenomeno della “Great Resignation”, ossia delle “grandi dimissioni” che hanno caratterizzato questi ultimi anni post pandemia.  Solo il 18% dei lavoratori italiani desidera cambiare lavoro, mentre il 71% preferisce rimanere nell’azienda attuale, richiedendo però percorsi di crescita personalizzati. Tutto questo riflette un desiderio crescente di stabilità lavorativa e di sviluppo professionale.

È interessante notare, però, che il 46% dei lavoratori ha scelto il proprio attuale lavoro in base allo stipendio e ai benefit offerti. E precisamente il 61% dei lavoratori italiani ritiene che il proprio stipendio attuale non sia sufficiente per far fronte ai rincari dell’inflazione. È quanto emerso di recente dalla ricerca “Global Workforce of the Future” di Adecco Group e riflette una preoccupazione diffusa tra la popolazione per l’incapacità dei redditi attuali di mantenere il passo con i crescenti costi della vita.

8 italiani su 10 sono favorevoli al salario minimo

Un’altra survey del gruppo Adecco ha evidenziato come la maggior parte dei lavoratori italiani siano favorevoli all’introduzione del salario minimo. Il 79% degli intervistati lo considera uno strumento per garantire maggiore equità, mentre il 9% è favorevole purché sia al contempo incentivata la produttività delle aziende. Il 5% afferma di essere scettico circa la sua introduzione e dice che il tema deve entrare nella contrattazione collettiva attraverso la trattativa con i sindacati. I contrari sono invece il 7%.

Il 70% degli italiani è interessato alla settimana breve

Miglioramenti salariali, insoddisfazione lavorativa e scarso work-life balance sono le principali motivazioni per coloro che desiderano un cambio di lavoro e di carriera. Al contrario, la stabilità, il buon bilanciamento tra vita professionale e privata e il riconoscimento delle proprie competenze sono le ragioni principali per rimanere nella posizione attuale.

Il burn out, invece, continua a essere una preoccupazione piuttosto diffusa, con oltre un terzo dei lavoratori che ne ha sperimentato i sintomi. La richiesta di maggiore flessibilità è alta, con più del 70% interessato alla settimana lavorativa breve. Tuttavia, solo una minoranza accetterebbe una riduzione dello stipendio.

Il ruolo delle aziende nella gestione delle risorse umane

Il riconoscimento degli obiettivi personali e del team unito a una gestione realistica delle aspettative lavorative sono elementi essenziali per contrastare il fenomeno del burnout e promuovere il benessere dei lavoratori. Aziende e manager, quindim sono chiamati a giocare un ruolo fondamentale per incentivare un ambiente di lavoro sano e gratificante.

Affrontare queste sfide richiede un impegno collettivo da parte delle aziende, dei manager e dei lavoratori stessi. Investire nella crescita professionale, nel benessere dei dipendenti e nella flessibilità lavorativa non comporta soltanto un miglioramento nella soddisfazione generale, ma contribuisce anche al successo a lungo termine delle aziende nel competitivo panorama economico attuale.

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