Il talent shortage è un fenomeno sempre più diffuso e in crescita, in particolare nei settori IT, sales & marketing, manifacturing e front office
La carenza di talenti, o “talent shortage”, è un fenomeno che sta causando non pochi grattacapi alle aziende di tutto il mondo, Italia compresa. Secondo lo studio “World Economic Forum”, negli ultimi dieci anni la difficoltà da parte delle imprese di trovare profili idonei è aumentata del 120%. Tre aziende su quattro affermano di avere difficoltà a reperire nuovi talenti, aspetto che potrebbe avere pesanti ripercussioni sulla crescita economica.
Secondo il report “Upwork’s Future Workforce”, il 70% delle aziende ha previsto un aumento del personale nei prossimi mesi a patto che si riescano a trovare i profili specializzati. I settori che presentano maggiori difficoltà in questo senso sono information technology, sales & marketing, manifacturing e front office. Alcune stime indicano che entro il 2030, oltre 85 milioni di posti di lavoro rimarranno scoperti, di cui 4,3 milioni soltanto nel settore IT.
Un altro problema che le aziende dovranno affrontare riguarda la mancanza di competenze, denominata anche “skill shortage”. Dalla ricerca “The skillful corporation” è emerso che circa la metà delle aziende a livello globale (43%) accusa carenze di competenze tra i dipendenti. E non è tutto, perché nei prossimi cinque anni la percentuale potrebbe salire fino all’87%. Nello specifico le skill più ricercate riguardano la capacità di lavorare in team anche da remoto, l’adattabilità a contesti lavorativi mutevoli, la capacità di gestire e organizzare il tempo di lavoro, la propensione a pensare in modo critico, l’abilità ad acquisire, organizzare e condividere le informazioni in azienda.
“Si tratta di un nuovo scenario a cui le aziende si devono adattare, altrimenti la difficoltà a trovare talenti rischia di diventare una nuova normalità” ha spiegato Francesca Verderio, Talent Acquisition Manager di Zeta Service Individua. “I lavoratori stanno ridefinendo il work life balance dando sempre più priorità alla loro vita privata. Per questo motivo, le aziende devono modificare il loro approccio alla gestione dei talenti. Offrire semplicemente uno stipendio più alto, premi e benefit è un modello datato e controproducente. Occorre immaginare una diversa cultura del lavoro dove i dipendenti sono apprezzati e incoraggiati a soddisfare i propri interessi e le proprie ambizioni per ottenere un più alto livello di fidelizzazione”.