Le aziende cercano profili altamente qualificati ma, in molti casi, faticano a trovarli. In particolare si registra una carenza di ingegneri meccatronici ed energetici, progettisti di sistemi informatici, specialisti in cyber sicurezza, programmatori e business developer.
La carenza di talenti, o “talent shortage”, è un fenomeno che sta causando parecchi problemi alle aziende di tutto il mondo, Italia compresa. In particolare a scarseggiare sono le competenze nel settore tecnologico e informatico.
A confermare questa emergenza è un’analisi di Vertus, gruppo italiano di società di consulenza con servizi integrati a supporto della trasformazione di aziende, persone e processi. L’indagine evidenzia come molte aziende siano disposte ad offrire, anche in ingresso, stipendi più elevati della media e contratti a tempo indeterminato. Ciononostante, è spesso complicato attrarre il giusto mix di competenze.
Un esempio? La cyber security, ambito in cui stanno aumentando gli investimenti. Le aziende sono alla ricerca di professionisti altamente qualificati in grado di contrastare e prevenire gli attacchi dal web, ma si tratta di profili difficili da reperire sul mercato.
Quali sono i profili più ricercati?
Dopo oltre due anni caratterizzati dall’emergenza sanitaria ed economica, si iniziano peraltro a vedere segnali di ripresa e, in alcuni settori, per esempio quello tecnologico, l’offerta di lavoro addirittura supera la domanda.
Dallo studio di Vertus emerge, inoltre, che alcuni dei macro-trend osservati a partire dalla metà dell’anno precedente stanno registrando conferme anche per il 2023. Le opportunità lavorative si concentrano, in particolare, su tre verticali: IT, Engineering e Sales.
“Il mercato del lavoro, già in fermento da almeno una decade al traino della rivoluzione digitale, è sotto il tiro di trasformazioni sempre più repentine e disruptive, con accelerazioni evidenti post pandemia”, spiega Marco Filippo Martinengo, Head of HR Solutions di Vertus,
“La workforce manifesta tutti i propri timori verso il cambiamento ed una sostanziale imprevedibilità dei comportamenti, alternando fasi di elevata attenzione all’offerta di lavoro e altre di ristagnamento o resistenza. Certo è che, se un’azienda non è in grado di offrire oggi progettualità di carriera che mettano al centro anche le necessità e le aspettative di autorealizzazione delle persone, tenendo in ampia considerazione il bisogno crescente di essere orientate verso il futuro, i suoi candidati valuteranno con più facilità e frequenza di cercare prospettive altrove.”
“Evidente il trend nelle fasce più giovani di popolazione – al centro del talent shortage e della cosiddetta great resignation del 2021 e 2022 – ma non solo: la tensione al miglioramento e la voglia di cambiamento paiono, oggi più che in passato, questioni d’impatto cross-generazionale. Al netto della seniority, saranno comunque senza dubbio i lavoratori più qualificati ad avere maggiori opportunità di crescita professionale”, continua l’Head of HR Solutions di Vertus.