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Un lavoratore su due soffre di ansia e insonnia per colpa del lavoro

In Italia un lavoratore su due soffre di ansia e insonnia a causa del lavoro. E’ quanto emerge dal questionario pubblicato da Mindwork sul benessere psicologico in azienda.

Secondo un sondaggio condotto a settembre dello scorso anno dalla società BVA Doxa, 1 persona su 2 soffre di ansia e insonnia a causa del lavoro. Oltre a valutare lo stato psicologico dei lavoratori, i dati pubblicati per il terzo anno consecutivo da Mindwork, analizzano quali strategie e soluzioni vengono adottate, nonché i bisogni e le aspettative desiderate.

In base ai risultati raccolti, circa il 62% dei lavoratori avrebbe sperimentato almeno uno dei principali marker del burnout, soprattutto tra i cosiddetti colletti blu. Quello che emerge è che per i blue collar in particolare domina un maggior cinismo e distacco dal lavoro, mentre per i white collar prevale un senso di sfinimento. Rispetto al periodo pre-pandemico i disturbi si sono intensificati, passando dal 35% al 53% per l’ansia e al 50% per l’insonnia.

Lavoro e vita privata

Se nel 2021 le responsabilità e gli impegni di lavoro interferivano nella vita privata nel 51% dei casi, oggi la percentuale registrata è aumentata al 59%.

Il forte stress è frutto di incertezze, delle guerre in atto, dell’elevata inflazione, della pandemia e dell’emergenza climatica ed energetica. Riguarda 1 lavoratore su 2, ma soprattutto i dirigenti (63%).

Drop-out

Il 50% degli intervistati ha affermato di aver lasciato il lavoro nel corso della propria carriera a causa di un forte malessere emotivo. Il trend è in costante crescita, in particolar modo per la Generazione Z, che rappresenta il 60% di coloro che hanno abbandonato il proprio posto (drop-out). La percentuale, poi, sale al 75% se si considerano i blue collar di questa categoria.

Lavoro e benessere psicologico

Le aziende che promuovono il benessere psicologico dei propri dipendenti è in crescita, ma il 44% dei partecipanti al sondaggio ritiene che le iniziative proposte non siano ancora sufficienti. Tra le iniziative più apprezzate i lavoratori individuano una maggiore flessibilità negli orari e l’attivazione di programmi di Well-being.

Lavoro ibrido

Quasi la metà dei lavoratori white collar ha possibilità di lavorare in full-remote o in forma ibrida. Il benessere psicologico in questo tipo di organizzazioni, è sperimentato da 6 lavoratori su 10, con un forte impatto positivo per le persone all’interno dell’azienda.  

Cultura del lavoro

L’azienda è ancora il posto considerato meno sicuro dove poter parlare dei propri disagi. A pensarlo è il 54% dei dipendenti, mentre solo 1 su 3 ritiene che la cultura del lavoro nell’impresa sia inclusiva del benessere psicologico dei suoi lavoratori.

La percentuale scende al 15% se si tiene conto della percezione per le pari opportunità di genere, età, etnia e orientamento sessuale.

Supporto psicologico

Il 75% delle tre categorie in esame valuterebbe positivamente un sostegno psicologico di supporto, laddove ci fosse. Più precisamente, sarebbe accolto:

  • Dal 74% dei white collar;
  • Dall’80% dei blue collar;
  • Dal 72% dei dirigenti.

Nelle strutture già presenti, invece, i dati riscontrati sono più bassi. E’ soddisfatto del servizio il 60% dei white collar, mentre tra i blue collar la percentuale precipita al 23%.

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