La ricerca di IBM Institute evidenzia che la maggior dipendenti non è soddisfatta della propria azienda in termini di wellbeing e formazione
La vera sfida del 2021 per le aziende riguarderà il wellbeing (il benessere) e la formazione dei dipendenti. È un percepito generale, che sta coinvolgendo il mondo del lavoro, anche alla luce dei cambiamenti dovuti dalla crisi sanitaria. Gli imprenditori di oggi per migliorare la produttività e la competitività della propria azienda devono fare i conti con la felicità dei lavoratori. Già, perché molte statistiche evidenziano il filo rosso che lega la produttività alla felicità dei dipendenti. I lavoratori soddisfatti sono più propensi a darsi da fare e ad affrontare con maggiore entusiasmo periodi intesi di lavoro. Senza contare che la felicità degli stessi influisce positivamente su fenomeni quali assenteismo, malattia, abuso di permessi e quant’altro.
In questo periodo, molte aziende si stanno mobilitando per inserire programmi di formazione e wellbeing nelle proprie strategie. Tuttavia, nonostante gli HR Manager manifestino una certa soddisfazione in merito agli interventi attuati, lo stesso non si può dire per i lavoratori. Il dato è evidenziato da una ricerca di IBM Institute for Business Value. Lo studio ha coinvolto 3.450 dirigenti appartenenti a 22 differenti settori in 20 Paesi nel mondo. Otto manager su dieci hanno affermato di aver attuato delle strategie a sostegno del benessere dei propri dipendenti. Tuttavia, più della metà dei lavoratori ritiene che la propria azienda non stia facendo abbastanza per la loro salute fisica e psicologica. E ancora, il 74% degli HR Manager afferma di aver attivato dei percorsi formativi in ambito lavorativo, ma solo il 38% dei lavoratori ritiene di aver acquisito nuove competenze.
Il problema principale sembra risiedere in una diffusa mancanza di dialogo tra i piani dirigenziali e i lavoratori, in termini di ascolto e offerta formativa. Con l’evoluzione delle modalità lavorative e l’imperante digitalizzazione in corso, i lavoratori chiedono competenze trasversali che comprendono anche la capacità di organizzarsi in maniera autonoma. In questo senso, il World Economic Forum evidenzia quattro principali competenze che contribuiscono a migliorare il self-management: active learning, resilienza, gestione dello stress e flessibilità. Gli HR Manager dovrebbero quindi focalizzarsi sulle soft skill, al fine di ridurre sempre di più la distanza tra felicità personale e soddisfazione sul lavoro e indirettamente contribuire allo sviluppo di nuove potenzialità all’interno dell’azienda.