L’Italia ha un livello di work-life balance più basso della maggior parte degli altri Paesi europei. A pesare in negativo sulla classifica sono l’assenza del salario minimo e la scarsa inclusività.
L’Italia occupa il 27esimo posto su 30 nella classifica del work-life balance tra i Paesi d’Europa. È quanto emerge dallo studio “European Work-Life Balance Index” di Remote, piattaforma globale che si occupa di trattare tematiche relative alle risorse umane.
Criteri per la valutazione del work-life balance
L’analisi di Remote categorizza la qualità del lavoro svolto nei diversi Paesi sulla base di diversi fattori:
- Numero dei giorni di ferie
- Livello dell’assistenza sanitaria
- Presenza del salario minimo
- Orari medi di lavoro
- Congedi
- Retribuzione in caso di malattia
- Livello di inclusività
- Livello di felicità
In seguito alla pandemia da Covid-19, gli Stati europei stanno cercando di dare la precedenza alla vita privata rispetto al lavoro. Gli aspetti più strettamente legati alla sfera privata, la cura personale e la tendente separazione tra ambienti privati e lavorativi stanno diventando sempre più rilevanti con il passare degli anni.
Quali sono i Paesi europei con il miglior punteggio?
Lo stato europeo con il migliore work-life balance è il Lussemburgo, con un punteggio di 85,26 su 100.
Il Paese ha ottenuto ottimi risultati in tutti i parametri considerati, ma spiccano in particolare il congedo di maternità (20 settimane al 100% della retribuzione), le ferie annuali (26 giorni) e il livello di felicità (7,4 punti). Il Lussemburgo è inoltre il secondo Paese più ricco del mondo e, anche grazie a questo, riesce a dare ai suoi cittadini un buon equilibrio tra lavoro e vita privata.
Al secondo posto della classifica c’è la Spagna che è dotata di un sistema sanitario statale e di un considerevole salario minimo (8,42 euro l’ora). Questi dati assumono ancora maggiore rilevanza considerando che la popolazione spagnola è molto più numerosa di quella di altri stati europei.
La Francia si piazza al terzo posto grazie al numero dei giorni di ferie a disposizione dei dipendenti (36 giorni) e al salario minimo. Inoltre, nel 2017 il governo ha approvato una nuova legge che consente il “diritto alla disconnessione”. Le aziende sottoscrivono un documento che impedisce ai lavoratori di rispondere alle e-mail al di fuori dell’orario lavorativo. Questa è una forte spinta verso un sano work-life balance.
La top-5 della classifica si chiude con due Paesi del nord-Europa, la Norvegia e la Danimarca. Entrambi hanno un alto punteggio di felicità e un sistema di welfare funzionante.
Il perchè dello scarso work-life balance in Italia
L’Italia si ferma soltanto al 27esimo posto della classifica, dopo la Polonia e subito prima dell’Ungheria. I fattori che hanno inciso maggiormente in senso negativo nella classifica italiana sono la totale assenza del salario minimo e la scarsa inclusività. Lo stato italiano è uno dei cinque Paesi a non aver aderito al salario minimo e questo sta costando diversi posti in classifica.